Strage di Bologna, finalmente le vittime giungono "A destino". Le storie toscane

Ottantacinque viaggiatori hanno raggiunto le località dove chi ha perso la vita il 2 agosto 1980 non è mai arrivato. Da Roberto di San Leo di Anghiari a Maria di Montespertoli

La valigia di cartapesta consegnata al cugino di  Roberto Procelli

La valigia di cartapesta consegnata al cugino di Roberto Procelli

Firenze, 2 agosto 2022 - Quarantadue anni dopo, Roberto Procelli, 21 anni, è tornato a casa in licenza dal servizio militare. Viveva a San Leo di Anghiari, Arezzo. Programmatore elettronico, aiutava anche il babbo nei campi. Il 13 maggio 1980 era partito per la leva a Bologna. Sabato 2 agosto è alla stazione, sta rientrando a casa in licenza, entra in una cabina telefonica. Alle 10,25 la bomba lo ammazza mentre telefona ai suoi. Verrà identificato grazie alla piastrina militare che portava al collo. Procelli è una delle 85 vittime dell’attentato. Ieri il ritorno a casa, ovviamente in senso metaforico.

L’idea è venuta ai responsabili del Teatro dell’Argine di Bologna assieme all'Associazione famigliari vittime della strage di Bologna. il progetto si chiama ’A destino: 85 viaggi da completare'. A destino, come dicono i ferrovieri nel loro gergo per dire che il treno è arrivato a destinazione. Ieri 85 viaggiatori, dopo uno stage a Bologna di due mesi dove hanno conosciuto e approfondito la storia tragica della strage e dei morti, hanno raggiunto le località in Italia e all’estero dove le vittime nell’estate dell’80 non sono mai potute arrivare.

Ogni viaggiatore aveva con sé una valigia bianca con dentro un monologo composto in onore della vittima, ricordi, foto, oggetti che in qualche modo si riallacciassero alla memoria di quella persona in vita,  prima dello strazio del tritolo. Ad esempio: nella valigia di cartapesta che Martina Tognelli, 27 anni, di Sansepolcro ha consegnato ieri pomeriggio a Emma, 4 anni, nipote di Walter Farinelli il cugino-quasi fratello di Roberto Procelli, c’era anche un orsacchiotto simile a quello che il babbo aveva regalato a Procelli bambino. E la replica di una targhetta militare. Martina Tognelli è partita ieri in mattinata da Bologna dove lavora, è  arrivata a San Leo nel primo pomeriggio. Laureata a Bologna in storia, tutela e valorizzazione dei beni cuturali, aveva sentito parlare di Procelli dalla mamma, che frequentava la stessa scuola della fidanzatina del militare di leva. Emozionatissima,  ha incontrato un mini comitato d’accoglienza composto da parenti e conoscenti di Procelli che in questi 42 anni non hanno dimenticato. E la stessa cosa ha fatto nelle medesime ore Anika Schluderbacher, bolzanina di 42 anni, operatrice culturale, giunta a Riva del Garda a completare il viaggio verso le vacanze sul lago che il 2 agosto Maria Fresu, 24 anni, la figlia Angela di 3 e l’amica di Maria, Verdiana Bivona, operaia di 22 anni, non poterono compiere. Fresu abitava a Gricciano di Montespertoli, Bivona  a Castelfiorentino, sempre in provincia di Firenze. Lo scoppio le colpì in sala d’aspetto. Sul  corpo di Maria è sorto poi un giallo, con dubbi sui resti recuperati che forse non sono i suoi. Commossa, Anika Schluderbacher ieri sul Garda ha donato la valigia bianca a Serena Pedrotti, artista e  ballerina locale. «A Bolzano – racconta Schluderbacher – ho conosciuto Sonia Zanotti, che aveva 11 anni quando rimase gravemente ferita a una gamba alla stazione di Bologna, città dove ho vissuto alcuni anni e ho molti amici. Così ho saputo del progetto e ho aderito. Nella valigia c’era il libro di Zanotti dedicato alla strage, ‘Trenta secondi’, e il mio monologo dove immagino di parlare con Maria Fresu».

Altri viaggiatori, altre valige bianche da Bologna hanno  raggiunto ieri ad esempio San Marino, probabile destinazione del preside viareggino Pietro Galassi, ucciso dalla bomba a 66 anni; Bolzano, meta 42 anni fa di Sergio Secci, 24 anni, ternano, morto il 7 agosto dopo sei giorni d’agonia; Brunico, dove Lina Ferretti, 53 anni, di Peccioli (Pisa), avrebbe voluto trascorrere una breve vacanza con il marito Rolando, rimasto gravemente ferito. Vivevano a Livorno. Dovevano partire il 3 agosto, ma si liberò una camera un giorno prima e la titolare della pensione fece sapere ai coniugi che sarebbero potuti partire il 2 agosto concedendogli un giorno in più di vacanza.

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