Editoriale

Sofferenza, come vincerla

La sofferenza psicologica che hanno molte persone al giorno di oggi, riflette l’instabilità su ogni aspetto della vita quotidiana e prende forma dal contesto sociale, culturale e economico di questo periodo.

La sofferenza può essere definita più semplicemente malessere e cioè una condizione esistenziale della società moderna caratterizzata da un tormento interiore. E’ uno strano senso che ti coglie quando pensi che hai tutto ma poi ti accorgi che niente ti appartiene veramente, nemmeno l’amore che pensavi eterno.

Le ingiustizie o almeno quelle ritenute tali, una società che vive solo nella apparenza e non di contenuti, hanno determinato un indebolimento di ogni rapporto sociale.

E’ ciò che è successo per esempio alla famiglia quando la sua struttura affettiva e relazionale ha incominciato ad indebolirsi e i legami familiari e le funzioni genitoriali del padre, della madre, sono entrate in crisi. Abbiamo smarrito i valori e la cultura, il senso della socialità e della appartenenza ad un gruppo e a condividerne gli obiettivi.

Tutto ciò ha modificato radicalmente la vita quotidiana fino ad arrivare paradossalmente ad una diffusa disgregazione che consiste non nel fare le cose ma nell’appropriarsene e poi disfarsene.

Abbiamo cominciato a sentirci soli, estranei e lontani dal mondo. In questo clima di continue variazioni le vecchie regole sociali ed educative sono passate di moda. Senza chiare regole ogni persona è diventata vulnerabile, insicura e anche capace di prendere in prestito identità che non gli appartengono, ambigue e false.

La società liquida scarsamente formata nella sua struttura affettiva e relazionale ha dato vita a rapporti sempre più orientati alla fragilità e sempre meno basati su presupposti solidi. Certo che i cambiamenti a cui siamo di fronte oggi sono molto numerosi e profondi e quindi la possibilità di individuare una precisa direzione per governarli è sempre più difficile.

Ma se coltiveremo la fiducia in noi stessi, lasciando andare la paura del futuro e facendo ciò che ci fa star bene e che è giusto potremmo vincere quel malessere indefinito quella "stanchezza della vita che il solo dormire non risolverà".

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