
Laboratorio di Virologia (Foto Gianluca Moggi /New Press Photo)
Firenze, 4 febbraio 2020 - E ’ stato deciso: da oggi si cominceranno a fare anche in Toscana i test diagnostici sul coronavirus, lo ha stabilito ieri la Regione. I test si faranno nei laboratori di microbiologia delle tre aziende ospedaliero universitarie di Firenze, Pisa e Siena che è il primo ad essere stato attivato, poi, se necessario, partiranno anche gli altri. La gestione interna (toscana) è senz’altro più comoda (per tempi e comunicazioni) rispetto all’affidamento dei campioni allo Spallanzani di Roma. Siamo andati fare un viaggio nel laboratorio di Microbiologia e virologia di Careggi dove lavora un’équipe di circa settanta persone (quaranta strutturati insieme a specializzandi, studenti e borsisti), guidate dal direttore, il professor Gian Maria Rossolini, per vedere come si svolgono le analisi dei campioni. Qui l’attività di diagnostica microbiologica è a ciclo continuo: arrivano circa 500 campioni al giorno, non solo da Careggi ma anche da altri ospedali toscani e d’Italia, per esempio per alcune analisi specialistiche come la ricerca di micobatteri e la tipizzazione dei batteri ultraresistenti come la New Delhi. E si fanno ricerche di antibiotici specifici da impiegare sui batteri che non rispondono al trattamento con gli antibiotici più utilizzati. Un viaggio inconsueto nel mondo dei microrganismi. In un ambiente che sembra una centrale nucleare, una stazione orbitale nello spazio. Ora sono arrivate anche le sonde per il test diagnostico specifico su coronavirus. Cosa sono le sonde? "Pezzettini di Dna con una sequenza di nucleotidi che riconoscono il genoma del virus", spiega il professor Rossolini. In pratica dal materiale (muco) prelevato dal paziente con tampone faringeo o sistemi più specifici direttamente dal polmone, parte la ricerca del virus. Se c’è il genoma nelle cellule prelevate, significa che c’è il virus. Dall’inzio dell’analisi, compreso il processo di riconoscimento del genoma, servono circa cinque ore. Ma si può pensare di effettuare il test anche ai pazienti in quarantena non ospedalizzati? "Sicuramente anche se non è ancora noto quanto può essere sensibile il test diagnostico e non si sa se e quando gli asintomatici eliminano il virus", spiega il prof. Si analizzano i campioni secondo protocollo. Ricercatori come palombari. "Sul coronavirus sono previste misure di sicurezza standard di biosicurezza 2", dice Rossolini. I medici lavorano sotto una cappa biologica: un grande mobile isolato dove all’interno l’aria viene aspirata. Quindi senza nessun contatto con l’esterno. Vestiti con dispositivi di protezione: tuta usa e getta sopra il camice, maschera, visiera e guanti. Le mani coperte da un doppio strato di guanti lavorano nel box isolato dov’è presente il campione da analizzare. Prima di cominciare il virus viene inattivato, cioè ucciso, per dare ulteriori garanzie che non ci saranno contaminazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA