DAVIDE CAMPORINI
Cronaca

"Serve una politica comune. Dai sistemi tributari alla difesa, a quella estera"

Il generale Vincenzo Camporini, esperto di difesa e sicurezza, si candida al Parlamento europeo per portare la sua competenza in difesa comune e politica estera. Priorità: armonizzazione fiscale, difesa comune e politica estera. Necessità di migliorare infrastrutture e politica industriale nella circoscrizione Italia centrale. Sottolinea l'importanza di un'Europa unita per affrontare sfide globali.

"Serve una  politica comune. Dai sistemi tributari alla difesa, a quella estera"

"Serve una politica comune. Dai sistemi tributari alla difesa, a quella estera"

Vincenzo Camporini, generale dell’Aeronautica militare, è uno dei massimi esperti italiani di difesa, sicurezza, strategia e forze armate. Comasco, classe 1946, è stato capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare (2006-2008) e della Difesa (2008-2011). Nel 2019 è tra i membri del comitato promotore di Azione e proprio per il partito guidato da Carlo Calenda è candidato al Parlamento europeo nella circoscrizione Italia centrale, che comprende Toscana, Umbria, Marche e Lazio.

Perché un uomo della sua esperienza, un generale che è stato Capo di Stato maggiore della Difesa, decide di candidarsi al Parlamento europeo?

"Negli ultimi dodici anni della mia lunga storia militare ho avuto modo di occuparmi di UE e difesa europea. Credo che la competenza maturata in materia di difesa e sicurezza rappresenti uno straordinario valore aggiunto per l’Unione Europea".

Fino a qualche tempo fa parlare di difesa comune europea sembrava un tema da addetti ai lavori. Poi è scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina…

"E il Vecchio continente si è reso conto tutto insieme che il mondo non è così pacifico come si era illuso che fosse. E quindi questi temi sono diventati di grande attualità. Per il grande pubblico, ovviamente. Perché per gli esperti l’argomento era al vertice delle priorità da anni".

E le sue priorità per l’Europa quali sono?

"Tutti noi siamo ormai abituati a quanto di buono l’Unione europea ci ha ‘donato’ in questi anni: dalla moneta unica alla possibilità di studiare in uno dei paesi membri, passando per la libera circolazione di persone e mezzi. Ebbene, non dobbiamo dimenticare che tutte queste cose che diamo per scontate devono essere ‘alimentate’ dal buon rapporto tra stati e UE. E i parlamentari hanno, in questo senso, un’importanza fondamentale".

Tornando alle priorità?

"Armonizzazione dei sistemi tributari, difesa comune e soprattutto politica estera comune. Quest’ultima è indispensabile per costruire un futuro di stabilità, dove gli stati membri condividono vantaggi e oneri".

Cosa manca, secondo lei, nelle regioni della circoscrizione dove è candidato? "Dovendo indicare delle priorità, credo che ci sia un assoluto bisogno di rivedere la rete infrastrutturale di questa splendida porzione della nostra Italia. Sia nell’ottica di un ulteriore sviluppo turistico, sia per fare nuovo impulso al settore produttivo, che ha bisogno di una rete di comunicazione efficace in grado di mantenere quest’area competitiva rispetto al nord Italia o al resto dei paesi europei. Una rete infrastrutturale che può essere migliorata anche grazie a contributi che arrivano dall’Europa. E poi la promozione di una politica industriale in grado di garantire sviluppo di tecnologie e produzione, così da ridurre la nostra dipendenza da altri paesi. Si ricorda quando scoppiò la pandemia? Ci rendemmo conto in poche ore che non eravamo in grado di produrci in casa neppure le mascherine per proteggere noi stessi, i nostri cari, gli operatori sanitari".

Lei è anche membro della Fondazione Italia-Usa. Come giudica il rapporto tra Europa e Stati Uniti?

"Esiste un problema di base, che Kissinger sintetizzò così: in caso di problemi non esiste un numero di telefono per parlare con l’Europa. Il Vecchio continente è un insieme di paesi, non rappresenta un’unità integrata. Su questo dobbiamo lavorare. Questa è una delle sfide principali che ci attende nel prossimo futuro".

Davide Costa