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Seicentomila euro spariti dalla cassa di Rivoire: Dagostino a processo

Seicentomila euro spariti dalla cassa di Rivoire: Dagostino a processo

FIRENZE

Avrebbero pescato a piene mani nelle casse del caffé Rivoire, appropriandosi indebitamente, secondo l’accusa, di oltre seicentomila euro, in più tranche, tra il 2018 e il 2019. A processo finisce Luigi Dagostino, l’imprenditore di origini pugliesi noto come il “re degli outlet“, già inquisito per le presunte false fatture che sarebbero state pagate a Tiziano Renzi.

Ieri mattina, il giudice Agnese Di Girolamo ha disposto il rinvio a giudizio di Dagostino, della figlia Angela Luana, e di una dipendente della società “Revoire srl“, Rosanna Vannini.

Tra le mille attività di Dagostino, c’è stata anche la gestione dello storico caffè di piazza della Signoria.

Attività in cui si è alternato con la figlia Angela Luana. Il pm Christine Von Borries contesta l’appropriazione di somme in contanti, incassate dal locale. Soldi che i Dagostino avrebbero poi distratto per propri fini. Come il pagamento della notula di un ingegnere incaricato di redigere un progetto di un bar cioccolatera al “The Mall“ di Reggello, il pagamento di un parcheggio e di un pedaggio autostradale, il versamento degli stipendi a una dipendente che, benché formalmente in carico alla “Revoire srl“ avrebbe continuato a svolgere la funzione di segretaria presso un’altra attività del Dagostino, la Nikila Invest.

La procura contesta ai principali imputati pure le aggravanti dell’aver arrecato alla società un danno patrimoniale di "rilevante gravità". Si sono costituite parte civile nel processo, che comincerà il 6 novembre, anche la nuova gestione di Rivoire (rappresentata dall’avvocato Filippo Cei) e i soci dell’attività, con l’avvocato Pietro Terminiello. "E’ un’accusa infondata e lo dimostreremo - replica l’avvocato Alessandro Traversi, difensore di Dagostino -. Quelli non sono ammanchi ma soldi reimpiegati nell’attività di gestione dell’azienda".

ste.bro.