Secondo sfratto per l’imam "Non paga l’affitto di casa da mesi"

Il tribunale di Firenze ha attivato un’ingiunzione nei confronti del capo della Comunità islamica. La difesa di Izzedin Elzir: "Sono in regola perché ho stretto un accordo verbale con il proprietario".

"Tutte le scuse che ha usato l’imam Izzedin Elzir sono falsità. Non sta pagando l’affitto della casa in cui abita, e c’è una procedura di sfratto che pende sulla sua testa". Ha dichiararlo è Ibrahim Mahajne, medico di famiglia di Reggello, che in questi giorni ha denunciato come il capo della Comunità islamica di Firenze stia occupando la casa di sua proprietà, anche se intestata alla figlia, senza pagare il canone di affitto. Un’accusa che, ironia della sorte, arriva in uno dei momenti più delicati per l’annosa vicenda dello sfratto dalla moschea di piazza Ciompi (che ha subito l’ennesimo rinvio). Un secondo sfratto, anche se questo rimane sull’ambito privato, sul quale l’imam si è difeso così: "Quando sono entrato nel l’appartamento c’erano da fare dei lavori, come imbiancare e sostituire la cucina: ho anticipato io i soldi per tali spese, e tramite un amico, un mediatore, ho stretto un accordo verbale con Ibrahim in modo da scalare i soldi dei lavori dai canoni di affito, invece di ricevere un rimborso", ha spiegato a La Nazione. Il medico, di origini palestinesi come l’imam, si appella invece all’ingiunzione emessa dal tribunale di Firenze. L’oggetto della diatriba è un appartamento di sei vani nel centro storico della città, nel quale Elzir si è insediato lo scorso aprile 2022. Dopo i primi due mesi di pagamenti regolari, spiega Mahajne, l’imam avrebbe "smesso di pagare, lasciando in sospeso circa 6mila euro di affitto, più le spese condominiali".

Stando agli atti del tribunale, la data fissata per l’esecuzione dello sfratto era il 23 marzo scorso. Ad oggi, però, la morosità "persiste e l’imam continua a occupare la casa, non rispettando gli obblighi contrattuali", aggiunge Mahajne. Completamente diverso è invece il racconto del capo della comunità islamica fiorentina, al quale "non è arrivata nessuna notifica di sfratto", e secondo cui "l’accordo verbale stretto grazie all’amico in comune è valido, e perciò sarà mio dovere rispettarlo: lascerò infatti l’appartamento il primo giugno, anche se la spesa che ho sostenuto per i lavori di manutenzione mi garantirebbe ulteriori mesi di affitto".

Versioni radicalmente distanti, in quanto per Mahajne "la terza persona, il cosiddetto mediatore, non esiste". Come non esiste nessun "tipo di rapporto di amicizia tra me e l’imam, che ad oggi – continua il medico – non ha apportato nessun tipo di miglioramento alla casa". La verità sarà decisa in tribunale, che con la procedura di sfratto si è comunque già pronunciato a favore di Mahajne. Il medico, come ultima istanza, lancia un appello: "Invito l’imam un incontro pubblico, così potrà spiegare ai fedeli la reale situazione".

Pietro Mecarozzi

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