Scuolabus senza cinture Appello alle istituzioni "Vanno rese obbligatorie Una questione di civiltà"

"Si muova la politica". Valentina Borgogni, dell’Associazione Borgogni, rilancia l’allarme del babbo che ha rifiutato di mandare la figlioletta di 3 anni in gita perché i mezzi erano privi dei sistemi di sicurezza

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di Iacopo Nathan

L’appello lanciato su La Nazione da babbo Riccardo, che ha deciso di non mandare la propria figlia di 3 anni in gita con la classe quando ha scoperto dell’assenza delle cinture di sicurezza sullo scuolabus, non è caduta nel vuoto. Anzi, l’appello ha trovato vari sostenitori e in particolare Valentina Borgogni, presidente dell’associazione che porta il nome di Gabriele, il fratello morto per omicidio stradale. Da sempre attiva sul tema della sicurezza stradale, ha raccolto la palla al balzo partendo proprio dalle parole di Riccardo. "Quando ho letto le sue dichiarazioni e della decisione di non far andare la figlia in gita causa mancanza di cinture di sicurezza sugli scuolabus, mi sono detta ‘finalmente qualcuno se n’è accorto’. Sono anni che lo facciamo presente ai politici ma nessuno ha mai avuto l’interesse a portare avanti la questione. Credo che sia il campanello d’allarme che serve per smuovere la situazione. Riccardo si è dimostrato un padre e un cittadino di grande responsabilità, l’associazione non può che essere d’accordo e vicino a questo padre che si è legittimamente posto il problema della sicurezza sulla strada della figlia e di tutti i bambini. Perchè invece di chiedere sicurezza tutti insieme per i bambini, si lascia passare la mancanza di cinture di sicurezza come la normalità? Possiamo veramente affidarci alle manine di bambini dell’asilo in uno scontro a 30, 40 o 50 chilometri orari? L’associazione Gabriele Borgogni sostiene con forza la necessità di utilizzare sempre le cinture di sicurezza, visto che possono fare la differenza tra la vita e la morte, e certamente l’anno di immatricolazione non può giustificare una minore garanzia di sicurezza sulla strada. Sono però contenta che un genitore si sia posto il problema – insiste Valentina Borgogni – , a dimostrazione che c’è sempre da fare in tema di sicurezza stradale. Come associazione chiediamo formalmente al Comune, alla Regione e ai parlamentari toscani di prendere in carico di questo aspetto e di farsi portavoce verso il governo di una normativa aggiornata e adeguata. Un ringraziamento a Riccardo, sperando un giorno di poterlo conoscere insieme a sua figlia. Questo è stato un bellissimo segnale di amore".

Sul tema interviene anche l’avvocatessa Annalisa Parenti, per chiarire la situazione dal punto di vista legale: "Ad oggi, il problema delle cinture di sicurezza sugli scuolabus trova probabilmente la fonte nel dettato normativo. L’articolo 172 afferma che ‘tutti gli occupanti, di età superiore a tre anni, dei veicoli in circolazione delle categorie M2 e M3 devono utilizzare, quando sono seduti, i sistemi di sicurezza di cui i veicoli stessi sono provvisti. Sui vecchi scuolabus, non abbiamo le cinture e di conseguenza da un lato nessun obbligo di utilizzo, dall’altro nessun divieto di utilizzare questi mezzi. Purtroppo la sicurezza stradale si deve sempre scontrare con l’aspetto economico. Ed essendo l’economia in genere il fattore più potente, chi ci rimette è sempre e comunque la sicurezza stradale".

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