REDAZIONE FIRENZE

Scritte sui muri, il ritorno degli antagonisti

Una sulla basilica (’Bevi Peroni odia i padroni’) fa temere una nuova stagione della ’guerra del sagrato’. Nell’altra, soldi e comunismo

Due frasi a spray sui muri d’Oltrarno, di sentore socio politico. Finito il lockdown c’è chi mette le mani avanti contro il rischio di ricadute esiziali, sui lavoratori. Irreparabili. O magari pensa a riprendere la guerra del sagrato. Prima frase, in rima: sulla Basilica di Santo Spirito. ‘Bevi Peroni Odia i padroni’. L’altra nella vicina via de’ Coverelli, che incrocia via Santo Spirito: ’Vogliamo soldi Aspettando il comunismo’. Quasi un ossimoro, l’accostamento di due termini (qui due concetti) di senso contrario, comunque in antitesi. Tipo il ’silenzio assordante’ usato per descrivere la desertificazione delle città nei giorni del lockdown. O lucida follia in caso di omicidio incredibile. In fondo alle frasi, una firma. Identica: un cerchietto da cui si diparte una specie di lampo.

"Un simbolo dell’Autonomia da qualche tempo usato, non sempre, dai ragazzi dei movimenti, di collettivi autorganizzati" spiegano fonti di questura e Arma che monitorano segni e segnali di tensioni sociali. Simbolo molto simile anche a quello degli squatters, occupanti abusivi.

I carabinieri della Compagnia Oltrarno hanno preso nota: il padre agostiniano Giuseppe Pagano, priore, è stato sollecito nel rappresentarle all’Arma.

Ricorderanno i lettori le polemiche per i ripetuti bivacchi davanti alla chiesa, la impossibilità denuynciata dal priore di dire messa a causa della musica assordante proveniente dalla piazza, i fedeli costretti a dribblare molti formidabili bevitori di birra e altri alcolici, fumatori impenitenti. Per non parlare dei miseri e sudici resti di quei bivacchi. Della conta dei danni: bottiglie intere e cocci di bottiglie, panini smozzicati, vomito, le cinque fioriere vandalizzate, spazzatura all’ingresso della chiesa. Non solo vandali: qualche anima bella, Natale scorso, pensò anche di rubare il Gesù bambino dal presepe allestito sul sagrato.

L’immagine non sarà quella dei cosacchi che abbeverano i cavalli nelle fontane di San Pietro, uno dei punti forti della propaganda anticomunista del primo dopoguerra; ma di una sorta di assedio, sì. "Il sagrato stamani sembrava un campo di battaglia": quante volte il priore ha ripetuto questa frase. Fino a pensare davvero, più volte, all’idea di una cancellata per chiudere lo spazio tra la scalinata e l’ingresso della basilica e così proteggere il sagrato di Santo Spirito, la chiesa dei ben 38 altari laterali decorati da un ricchissimo corredo, tesori e opere d’arte. Denunce, appelli, anche alle Istituzioni. Esasperazione. Tornerà la guerra del sagrato?

giovanni spano