Rifondare i consigli di quartiere

Giovanni

Pallanti

assessore delegato era Giorgio Morales, poi anche lui prestigioso sindaco di Firenze dal 1989 al 1995. Nacquero così quattordici consigli di Quartiere, il 26 novembre 1976. In quel periodo ebbero una funzione abbastanza importante. Avevano preso il posto dei comitati di quartiere, formati spontaneamente da dei cittadini che si occupavano di quello che succedeva nella zona della città che abitavano: traffico, rimozione rifiuti, giardini e questioni più generali di interesse collettivo.

I comitati spontanei erano nati sull’onda del 1968 e, prima ancora sulla scia della mobilitazione popolare dopo l’alluvione del 1966, a Firenze come in altre città italiane. I consigli di Quartiere nacquero come risposta istituzionale a questo bisogno di partecipazione della cittadinanza alla vita amministrativa e politica. Progressivamente questa funzione, i consigli di Quartiere l’hanno perduta. I quartieri attualmente a Firenze sono cinque, e salvo l’impegno di chi ne fa parte, la cittadinanza ne ignora ormai l’esistenza. Infatti sono rinati i comitati spontanei in diverse parti della città.

Questa è la prova che la vita democratica non può essere tutta canalizzata su binari istituzionali, spesso lontani dal sentimento popolare. Questi mini consigli comunali soffrono dello stesso male del consiglio comunale che siede in Palazzo Vecchio: sono autoreferenziali e non prendono nessuna iniziativa amministrativa e politica degna di nota. Conta solo il sindaco, eletto direttamente, e questo rischia di essere un vulnus per la credibilità dei consigli istituzionali. Ecco perché la popolazione si sta riorganizzando, a macchia di leopardo, in comitati spontanei per partecipare alla vita della città.

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