REDAZIONE FIRENZE

Ricordando il giovane Mameli

Una fiction televisiva celebra Goffredo Mameli, poeta e patriota del Risorgimento italiano. Pur con qualche inesattezza storica, rende omaggio all'autore dell'inno nazionale e alla sua dedizione per un'Italia unita e libera.

Una fiction televisiva in due puntate, felicemente trasmesse una sera dopo l’altra, ha richiamato agli italiani la figura di Goffredo Mameli. Si, "quello dell’inno nazionale", nel sentire popolare: in realtà molto di più. Un poeta romantico, come lord Byron, che nonostante la breve vita ha lasciato un segno indelebile nella generazione del suo tempo, quello dell’epopea risorgimentale, per la sua milizia giornalistica, per le sue poesie, soprattutto per il suo patriottismo, obiettivo prioritario della sua esistenza, specie dopo la tragica fine del suo unico, grande amore giovanile. È il "figlio" prediletto di Mazzini e di Garibaldi, è il vate trascinatore delle folle coi suoi versi, incarnazione del motto "pensiero e azione", deciso a battersi in prima linea nella eroica quanto vana difesa della Repubblica Romana del 1849: autentica rivoluzione europea. Merito principale del regista dello sceneggiato è quello di essere riuscito a trasmettere, specie nella serata iniziale, la genuina fede negli ideali di Goffredo, di Nino Bixio e di quella generazione che sognava un’Italia unita, libera e indipendente; per ottenerla era disposta a dare tutto, come il nostro eroe, disposto a immolarsi a soli ventidue anni, ferito sugli spalti di Roma, vittima della inarrestabile cancrena.

Come accade in queste realizzazioni, il rispetto della realtà paga un certo prezzo al maggiore richiamo di una vita romanzata. Lievi stonature, ma significative per chi conosce gli eventi e i costumi del tempo. Una scena allusiva fa pensare al voto esteso alle donne per la elezione della Costituente, il che è ben lontano dalla realtà: suffragio universale sì, però solo maschile. Impossibile inoltre vedere allora gli uomini cucire le coccarde tricolori, compito affidato solo alle donne: si pensi agli splendidi quadri di Borrani e dei pittori macchiaioli. E potrei continuare a lungo con altri particolari. Resta tuttavia il pregio di avere dato la dovuta importanza all’autore di Fratelli d’Italia, inno che solo con la legge del Parlamento del 2017 è stato riconosciuto nazionale in via definitiva. Giuseppe Verdi lo aveva capito fra i primi, allorché lo inserì nel suo Inno delle nazioni al fianco della Marsigliese e di Dio salvi il Re, al posto della Marcia reale, canto ufficiale caro a Casa Savoia.