L’equivoco nella caccia ai reperti. La tenda di Scopeti negli scatoloni? No, era quella del ’mostro’ Vinci

Un telo spuntato dai plichi durante la ricerca delle foto dei francesi aveva fatto sperare in una svolta. Ma è stato accertato che è stato sequestrato al sospettato della ’pista sarda’ in una perquisizione del 1986

Settembre 1985: il mostro uccide nella piazzola di Scopeti due fidanzati francesi (New Press Photo)

Settembre 1985: il mostro uccide nella piazzola di Scopeti due fidanzati francesi (New Press Photo)

Firenze, 27 aprile 2024 – Mentre cercavano i 17 fotogrammi scattati dalla Nikon dell’ultima coppia trucidata dal mostro di Firenze, si sono imbattuti in una tenda, che ha fatto sperare, soprattutto agli avvocati di Mario Vanni, che potesse trattarsi di qualcosa di utile a una richiesta di revisione della condanna del postino di San Casciano. Ma quel telo contenuto nei plichi, aperti in un’udienza della corte d’assise, il 30 gennaio scorso, non è un pezzo della canadese (già periziata per la ricerca del dna) dove il mostro attaccò Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili. Si tratta invece di una tenda sequestrata con la sua intelaiatura, nel magazzino di via Cironi, a Rifredi, che aveva avuto in uso Salvatore Vinci, all’epoca sospettato di essere il serial killer.

La “scoperta“ l’hanno fatta i pm Ornella Galeotti e Beatrice Giunti, titolari dei fascicoli pendenti riguardanti il maniaco delle coppiette. I due magistrati hanno cominciato un lavoro di archiviazione di atti e reperti dei duplici omicidi. Un lavoro tutt’altro che semplice, vista la mole di materiale e la sua ubicazione in varie sedi. A tal proposito, le due pm sono state recentemente in questura, dove è stato da poco traslocato l’ex archivio del Gides di Michele Giuttari, che era rimasto custodito, fino a poco tempo fa, in un locale nel complesso del ’Magnifico’, alla periferia nord della città. L’esigenza di fare ordine nelle carte (e non solo) dell’inchiesta, è emersa anche in occasione della “caccia“ alle fotografie della coppia francese.

I familiari delle vittime del mostro - uccise a Scopeti nel settembre del 1985 - hanno infatti richiesto di rientrare in possesso degli effetti personali dei loro cari. Tra la tenda e la Golf, all’indomani della scoperta dei cadaveri, i carabinieri sequestrarono gli appunti di Nadine, la sua macchina fotografica, alcune diapositive. Oggetti che oltre a un valore affettivo potrebbero offrire anche nuovi spunti a un’inchiesta che, nonostante siano passati quasi 40 anni dagli ultimi spari della calibro 22, non è mai morta.

Le foto non sono state ancora trovate. Dalla ricerca è venuto però fuori quello che sembra il ’catino’ della canadese. Sbagliato. Chi si aspettava una svolta da quel telo, intonso e senza fori di proiettili o tagli, è rimasto deluso. Il plico che lo conteneva reca una data di archiviazione del dicembre 1986 e il numero del procedimento a carico di Vinci. Il 28 novembre precedente, Salvatore, indagato per il mostro, venne perquisito su ordine del giudice Mario Rotella. Vinci era in carcere con l’accusa di omicidio della moglie Barbarina Steri: al processo, a Cagliari, venne assolto, come anche l’inchiesta sulla pista sarda si concluse con l’archiviazione. Poco dopo Vinci, sempre con l’alone di mostro addosso, sparì. E ancora oggi, il suo destino resta uno dei misteri dentro al mistero più fitto d’Italia.

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