Regista e ’queen-maker’. Nardella vince la sua sfida

"Sarà il mio ultimo Natale da sindaco, già sento che sarò emozionato quando farò gli auguri alla città". La voce ieri, gli tremava un po’. Gli occhi invece erano elettrici. Quelli di chi sa che, alla fine, la battaglia più importante è già in cassaforte: piazzare un candidato sindaco a Palazzo Vecchio. Farsi in volata gli ultimi sei mesi di mandato, col piglio di chi se vuole può togliersi i sassolini dalla scarpa. Perché quella scarpa correrà su un’altra strada, magari verso Bruxelles. Roba che forse a Dario Nardella, uscito due giorni fa vincitore morale e ’queenmaker’ dall’assemblea Pd che con l’81% dei voti ha scelto Sara Funaro come candidata senza passare dalle primarie, a maggio sembrava impossibile. In quei giorni il governo dopo il niet di Bruxelles aveva definanziato i fondi per il restyling del Franchi. Intanto Cecilia Del Re, silurata dalla giunta, aveva iniziato a invocare le primarie, mentre Elly Schlein disse chiaro e tondo: "Niente terzo mandato per i sindaci nei grandi comuni". Nodi su nodi montati al pettine. Lui però ha tirato dritto: sfidando il governo sul definanziamento davanti al Tar e trattando con Roma allo stesso tempo per dare la caccia ai fondi. Intanto ha cucito attorno a sè i dem e ballato un delicato valzer con Schlein senza pestarle i piedi. Tanto che l’ultimo via libera alla candidatura di Funaro è arrivato da lei. Il placet sarà anche un prestito che, l’ala schleiniana potrebbe riscuotere in caso di vittoria: un vicesindaco fedele a Elly. Per ora nel partito a Nardella c’è chi chiede l’impossibile: evitare di proiettare l’ombra del duello con Matteo Renzi, su Sara Funaro. Un’indicazione chiara e tonda dal segretario regionale Emiliano Fossi e da Eugenio Giani: "Non affretterei le cose: ci sono i margini per discutere". Della serie: il nome di Stefania Saccardi schierata da Iv rischia di rubare ore di sonno e voti utili a Sara Funaro.