
Qui Claudia Sereni: "Una città globale"
Claudia Sereni perché con Giorgi non avete trovato una sintesi?
"E’ una questione di visione del futuro. Siamo diversi. Io sono una donna cresciuta a Scandicci che poi ha studiato e operato in Italia e all’estero. Torno con un portato professionale e culturale diverso dal suo e mi pongo in una prospettiva d’ innovazione. Non voglio rinnegare qualcosa o qualcuno; però essere la vice di Andrea non sarebbe stata un’esperienza significativa né per me né per la città".
Ma lei è in continuità o discontinuità con il decennio di Sandro Fallani?
"Mi pongo su una terza via, dell’innovazione: raccogliere il meglio e proiettarlo nel futuro. Sicuramente non tutto è stato fatto nel migliore dei modi, la storia ce lo dice. E dopo la pandemia è opportuno stringere nuovi patti sociali con la città. La società è cambiata, ci chiede risposte nuove".
Cosa non rifarebbe di questi anni?
"Cambierei metodo su alcuni progetti importanti, un po’ tirati fuori a cose fatte. E’ mancata forse la fase di ascolto. Su certi argomenti credo più nella discussione. Mi riferisco al progetto di piazza Togliatti o la chiusura della Makarenko, avvenuta senza un dibattito reale ma solo a posteriori. Progetti che hanno inciso sulla vita reale delle persone, arrivati un po’ a bomba".
La pelletteria attraversa una crisi profonda. Che fare?
"Serve un tavolo di concertazione e ascolto, definire con chiarezza che il comune c’è per quello che è il suo ruolo (non cambiamo la finanza o i mercati internazionali). Il distretto del lusso e questo territorio hanno un legame inscindibile".
Piazza Togliatti come la cambierebbe?
"Non partiamo da zero; ma dal percorso di partecipazione che va tenuto valido e che ha puntato su queste necessità: commercio, verde, parcheggio, cultura. Penso a un concorso di progettazione, che era previsto, con le menti più creative per la nostra città, rilanciando il mercato del sabato che vive un momento di difficoltà. Il progetto che abbiamo potrebbe avere anche elementi positivi ma non ha l’equilibrio e la misura che la città desidera".
E il nuovo centro? Cemento o verde?
"E’ una grande sfida per il nostro ruolo di città anche internazionale. Scommettiamo su un nuovo balzo identitario; tocca a noi fare questo passo in avanti. Le indicazioni forti del piano Rogers, chiaramente vanno rilette e approfondite. Credo che saremo vincenti se questo cuore nuovo di città riassumerà tutte le vocazioni di Scandicci".
Perché votare per lei?
Penso di essere l’elemento più innovativo, più capace di unire una dimensione locale e globale. Credo attraverso di me possa compiersi anche quel livello di apertura e partecipazione alle nuove generazioni di cui in questo momento abbiamo estremamente bisogno nella vita attiva della città".