Corso
Zucconi *
Un altro 25 aprile è passato, e continua inesorabile il gioco del tiro alla fune che vede il comitato dei residenti e i padri agostiniani da una parte e i "giovani" dall’altra. Mi trovavo in questi giorni a Venezia per la Biennale e mi sono sorpreso della vita che il sabato sera la città offre, tanti giovani, tantissimi, chiacchiere sui ponti e lungo i canali, molta armonia e poche forze dell’ordine. Inesorabile è il confronto con Firenze.
Eppure nella morta Venezia c’è vita quanto nella sregolatissima Firenze. Trovo abbastanza triste che quando esco di casa vedo in piazza Pitti qualche gruppo di ragazzi liceali e svariate camionette della municipale, triste che giovani che hanno vissuto anche in altre città, si sentono europei, parlano inglese, soffrano l’oppressione di decine pattuglie dispiegate non per la loro sicurezza ma perché essi stessi sono inquadrati come un problema alla sicurezza stessa, triste che si faccia passare come possibili trasgressori centinaia di persone e triste delegittimare le forze dell’ordine dal loro ruolo per schierarle in numero eccessivo, con intento intimidatorio, in luoghi e momenti inopportuni, aumentando così il clima di diffidenza e di disagio, mentre al parco delle Cascine, nel cuore della città, appena cala il sole si eclissa anche la legge. La cosa che davvero è inspiegabile è il perché questo clima di intimidazione costante, non ci sono ragioni reali alla base di queste scelte ma solo ideologiche oppure strettamente politiche, far passare Firenze come un grande salotto buono. Fatto sta che il volto della città sta cambiando e non in meglio, sempre meno adatta ai fiorentini e sempre più ostile ai giovani: intimidazioni serali e seriali, affitti altissimi, età media della popolazione altissima, politiche giovanili di scarso impatto. La globalizzazione, lo scambio culturale e intergenerazionale stanno determinando i profili di molte città, Firenze è lontana anni luce e anzi torna indietro.
* artista fiorentino