Rogari
Quelle immagini di ragazzi con gli stivali di gomma che si danno da fare nel fango
sono per me un tuffo in un passato lontano, ma sempre presente. Fra tre anni
ricorrono i sessant’anni dell’alluvione di Firenze e al disastro che colpì la città guardò il mondo intero. I filmati del tempo, ancora per lo più in bianco e nero, ci restituiscono una Firenze inondata di fango e di giovani. Erano ragazzi che venivano da ogni dove. Studenti delle numerose università straniere che nel loro soggiorno di studio si erano innamorati di Firenze. Magari avevano studiato alla Biblioteca
nazionale ove in tanti si precipitarono a spalare il fango, a salvare il salvabile delle migliaia di libri sommersi. Erano lì, a pochi metri da piazza Santa Croce, ove resta impressa nella memoria l’immagine del sindaco Bargellini che guida nel fango i
soccorsi. L’animo generoso e altruista dei giovani non cambia fra le generazioni. I
ragazzi sono, anche in modo inconsapevole, alla ricerca del senso della vita. Lo siamo tutti, giovani e vecchi. Ma per i ragazzi questa ricerca è ragione di vita. Il dare,
il partecipare, il dimostrare che si può essere diversi è la risposta, per molti, finché
non sono corrotti dagli adulti. Non siamo noi, nel giusto e nel vero. Lo sono loro,
finché le asprezze della vita non mettono a dura prova la loro generosità. Io allora appartenevo al novero di coloro che furono colpiti dall’alluvione. Abitavo al
piano terra in viale Amendola. Il misto di acqua e fango, allora intriso di cherosene, che ci inondò ci costrinse a lungo fuori di casa, ospiti di parenti. Le mie energie come quelle di mio padre furono assorbite dal ripristino della casa e dei mobili devastati, anche se mio padre, da consigliere comunale, pur nella tragedia che l’aveva colpito personalmente, si prodigò anche nell’interesse pubblico. Ho fatto tesoro di quella lezione. Fu un’esperienza tragica, ma ricca di insegnamenti e di risvolti positivi. Soprattutto per lo spirito di solidarietà e di generosità che venne dai giovani. A dimostrazione che esiste un mondo migliore rispetto a quello con cui ci confrontiamo tutti i giorni.