Stefano
Grifoni
La solitudine vissuta come isolamento sociale è associata a un maggior rischio di malattie croniche e di morte nelle persone di mezza età e negli anziani. Ci si può sentire soli per una perdita affettiva, per il distacco da una persona amata, per il ritrovarsi in un ambiente estraneo, per la separazione forzata dalla propria famiglia e dalle amicizie.
La solitudine – qualunque sia la sua origine – secondo la scienza, determina precisi cambiamenti a livello cellulare: si riducono le cellule deputate alla sorveglianza dell’organismo nei confronti delle infezioni e alla risposta antivirale, aumentano quelle che intervengono nei processi infiammatori dannose per il nostro corpo. Ci si ammala di più. Altri studi epidemiologici hanno dimostrato che la saggezza come stile di vita, può servire a combattere la solitudine e quindi la malattia in virtù di una bassa reattività alle situazioni, il saper accettare le avversità, un buon autocontrollo, essere molto riflessivi e empatici. Nella nostra esistenza inevitabilmente quasi tutti abbiamo provato un sentimento di solitudine magari vissuto come un periodo di raccoglimento, di riflessione e di crescita interiore. L’uno e l’altro momento si intrecciano nel trascorrere della nostra vita per poi ripresentarsi nelle esperienze del dolore, della felicità perduta, della sofferenza, della malattia e della paura della morte. Ci sono momenti di solitudine che arrivano all’improvviso nel bel mezzo di una giornata e ti fanno mancare il fiato.
Quando il peso negativo della solitudine ti sorprende, l’errore che si fa spesso è quello di credere che le giornate siano identiche e che il vento spiri sempre nella stessa direzione. Il destino ha molta fantasia e da un momento all’altro ti trovi a vivere un’altra vita forse proprio al culmine della disperazione più profonda. E’ davvero complicata la solitudine: un misto di orgogliosa libertà e disperato sconforto.