
Il comandante generale dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale
Firenze,17 marzo 2021 - Un capolavoro del pittore futurista Giacomo Balla, un «trust» di opere d’arte di un ricchissimo imprenditore pratese defunto, una stanza di sicurezza in Svizzera. Sono gli ingredienti di un giallo, che a tratti sfocia nella spy-story, che ha per protagonista Giancarlo Zamori e la sua sontuosa eredità.
Partiamo dalla fine: un crotonese di 46 anni, trapiantato a Prato (difeso dagli avvocati Dario Lombardi e Sergio Marchetiello) e un avvocato fiorentino 52enne (difeso da Massimiliano Manzo e Cosimo Magazzini) sono indagati, dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale, per la presunta ricettazione de «L’automobile in corsa», un quadro dipinto nel 1918, del valore di circa 500mila euro, del celebre artista originario di Torino. L’opera è stata ritrovata dai carabinieri custodita in una stanza di sicurezza della ’Casaforte’ di Lugano, che era stata affittata direttamente dall’avvocato fiorentino. Ma su come, quando e perché l’opera sia stata sottratta al ’trust’ che Zamori, prima di morire nel 2018, con la figlia aveva intestato al nipote Leone, e affidato alla custodia dell’amico Mario Assuero Marchi, resta un punto interrogativo a cui il pm della procura di Prato Massimo Petrocchi sta cercando di dare una risposta. Sul punto, anche una recente ordinanza del tribunale del Riesame – che ha alleviato la misura emessa dal gip nei confronti dell’avvocato, così «liberato» dall’obbligo di dimora – lascia aperte varie ipotesi.
E’ stato lo stesso Zamori a ’togliere’ dal trust il quadro di Balla? Secondo la testimonianza di un noto mercante d’arte, in effetti l’industriale pratese quando era ancora in vita aveva venduto due opere di notevole valore, un De Chirico e un Savino, cedendoli alla stessa casa d’arte. Altra ipotesi è che gli stessi ’custodi’ del trust potrebbero avere affidato il quadro ai due indagati con l’obiettivo di una valutazione finalizzata a una prossima vendita. Il vincolo del ’trust’ è infatti legato al compimento del 25esimo anno di età dell’erede di Zamori.
Ma gli inquirenti non escludono che il ’factotum’ pratese, molto vicino a Zamori, avendo direttamente accesso alla dimora dell’imprenditore, possa essersi appropriato lui stesso del quadro di Balla. D’altronde, il quarantaseienne è indagato per il commercio di altre opere d’arte preziose, che era solito proporre a potenziali acquirenti inviando le foto attraverso messaggi whatsapp. Molte di queste immagini, riguardavano quadri, anfore, sculture, rubate in un maxi furto avvenuto nel novembre del 2019 in una villa di Prato. Adesso il suo telefonino è stato sequestrato dai carabinieri: potrà forse aiutare a risolvere i tanti misteri di questa intricata vicenda.