
Culibaly Makamba e Balde Bassi
Firenze, 14 giugno 2016 – Hanno ‘rappato’ il loro viaggio della speranza verso le coste italiane provando a raccontare attraverso la musica la difficoltà di lasciare la propria famiglia e i propri affetti per intraprendere un cammino segnato dalla carestia e dalla violenza dei ‘trafficanti di uomini’.
Balde Bassi, senegalese, e Culibaly Makamba, dal Mali, attualmente ospiti in un centro di accoglienza a Firenze dove sono arrivati alcuni mesi fa, insieme hanno trovato così un modo, quello di musicare il terribile viaggio, per esorcizzare le paure attraversate e i drammi vissuti sulla propria pelle.
“Un viaggio – spiegano – che si può affrontare solo grazie al coraggio dato dal ricordo e dalle promesse fatte a chi si è lasciato a casa.” Balde già scriveva poesie e testi per canzoni rap in Senegal, da quando è in Italia ha deciso anche di iniziare a interpretare ciò che scriveva. “Attraverso le canzoni - racconta insieme a Culibaly - riusciamo a dire cose che altrimenti non riusciremmo a esprimere. Possiamo condividere la storia di un viaggio difficile che resterà per sempre scolpito nella nostra memoria, siamo stati picchiati come asini nel deserto, arrestati in Libia, costretti a osservare i corpi di nostri amici meno fortunati galleggiare nel mare. Nonostante tutto questo, attraverso le canzoni anche la rabbia può diventare "gentile", accogliente e la gente è più disposta ad ascoltarci e forse a capirci".
Nel testo della canzone, tra le tanti frasi, ci sono le seguenti: “Siamo stati picchiati come asini, abbiamo visto cadaveri, la nostra vita è un’avventura, che vita difficile”. Balde Bassi e Culibaly Makamba sono ospiti presso il centro di accoglienza per richiedenti asilo di via Slataper gestito dalla cooperativa Il Cenacolo, dove svolgono corsi di lingua italiana e corsi di formazione professionale.
“Cerchiamo – spiega il presidente della cooperativa Il Cenacolo Matteo Conti – di far esprimere a questi nostri ragazzi e ragazze tutta la loro creatività, è un modo terapeutico per superare le paure e spesso può trasformarsi anche in attività ricreativa e talvolta professionale”.