"Prendere esempio dal passato e creare lavoro di qualità"

FIRENZE "Prendere esempio dal passato per avere una visione più ampia del futuro, così da riportare il lavoro al centro dell’agenda...

"Prendere esempio dal passato per avere una visione più ampia del futuro, così da riportare il lavoro al centro dell’agenda politica". Giuseppe Matulli, classe 1938, democristiano doc, due volte sottosegretario di Stato (nel primo governo Amato e poi in quello Ciampi), vicesindaco di Firenze con Leonardo Domenici, è convinto che si debba rileggere la storia del secondo dopoguerra, da Alcide De Gasperi a Amintore Fanfani, per risolvere l’annoso problema della fuga di cervelli e dell’occupazione.

Onorevole Matulli, qual è il ruolo odierno della politica nel mondo del lavoro?

"Bisognerebbe ripartire dal 1948, quando venne dato il via libera al Piano per la piena occupazione. A quei tempi c’era la lotta all’emigrazione italiana e il lavoro era sostanza della vita di una società. Non è un’espressione retorica l’articolo 1 della Costituzione italiana che afferma: l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ma lavoro vuol dire sì quantità, per quanto concerne la lotta alla disoccupazione, ma anche qualità per essere all’altezza della situazione che si sta determinando in aree sempre più vaste".

Ma quindi, secondo lei, cosa dovrebbe fare oggi il governo per sostenere il lavoro?

"Ciò che fece De Gasperi: accompagnare l’Italia nell’internazionalizzazione e nell’esportazione, sostenere le imprese, impedire alle nostre menti brillanti di fuggire via dopo averli formati".

Oggi uno dei problemi dell’Italia è anche il lavoro povero.

"Certo. Come può un giovane affrontare il futuro, pensare a metter su famiglia se viene sottopagato? Ci vuole un riconoscimento dal punto di vista economico".

Infine, di cosa ha bisogno l’Italia per combattare la disoccupazione?

"Bisognerebbe rifare un grande piano per il lavoro, alla stregua di ciò che coraggiosamente fece anche Fanfani, per creare una prospettiva economica e politica. Abbiamo bisogno di avere una qualificazione delle nostre imprese e di una classe politica più coerente, senza fare distinzione tra chi è al governo e chi non lo è. Anche l’opposizione dovrebbe trovare una sintesi su questo argomento, che però manca".

A.P.