Polveri sottili, con il vento del deserto le Pm10 si impennano: tre giorni di sforamenti

Firenze, le centraline Arpat sia di fondo che di traffico registrano quote record di polveri. Il picco fra Pasqua e Pasquetta con numeri tre volte pari alla soglia di legge. Ma il fenomeno è stato naturale, i rischi per la salute restano ridotti

Firenze, 3 aprile 2024 – Il colpo d’occhio, per chi ci si è imbattuto, è stato molto simile a quello della Calima alle isole Canarie: cielo giallo a causa della polvere del Sahara trasportata dai venti verso l’Italia dal nord Africa e un cazzotto d’ovatta al respiro a causa dell’umidità. Una rarità che venerdì e sabato scorso nel nostro Paese e in Toscana, ha tenuto col naso all’insù tantissimi fiorentini.

Ma mentre gli occhi puntavano il cielo, i polmoni cosa respiravano? Una concentrazione di polveri sottili ben al di sopra della soglia giornaliera considerata dannosa per la salute umana pari cioè a a 50 ug/m3 (microgrammi per metro cubo). Il verdetto arriva dalle rilevazioni effettuate dalle centraline Arpat di viale Gramsci, Boboli, via dei Bassi, via Ponte alle Mosse. In tutte e quattro dal 29 marzo, data della comparsa del ’cielo giallo’ le concentrazioni di Pm 10, le polveri sottili con diametro di dieci micrometri, si sono impennate. Il primo sforamento è scattato alla centralina di viale Gramsci deputata a misurare la concentrazione di inquinanti in una zona di traffico: qui il 29 marzo il Pm10 ha fatto registrare una concentrazione 142 ug/m3, in pratica quasi tre volte oltre il limite di legge. Il bis è arrivato il giorno dopo con la cifra record di 156 ug/m3. Da bollino rosso anche Pasqua e Pasquetta: il 31 marzo le polveri si sono stabilizzate a una media giornaliera di 144 ug/m3 e due giorni fa a 55 ug/m3, finalmente in calo. Per capirsi la media della concentrazione solitamente oscilla fra i 23 e i 35 ug/m3.

Ma allora la ’Calima fiorentina’ è stata dannosa per la salute? Non necessariamente trattandosi di un fenomeno naturale. Gli esperti però hanno precisato che tra i sintomi registrati ci possono essere stati fastidi nel respiro e affaticamento per malati cronici ed asmatici. Gli sforamenti si sono registrati anche in centraline suburbane e di fondo e dunque non esposte direttamente allo smog del traffico, come quella al giardino di Boboli con tre picchi di concentrazione oltre i 130 ug/m3 dal 29 al 31 marzo.

“L’inquinamento atmosferico da polveri desertiche – spiegano da Arpat – è un fenomeno naturale. Si precisa che i superamenti dovuti a fonti di origine naturale, ex d.lgs 155/2010, non devono essere conteggiati ai fini del computo dei 35 superamenti annui del limite di media giornaliera previsto per Pm10". A impennarsi però in questi quattro giorni sono stati anche i livelli di Pm 2.5, polveri cioè con un diametro inferiore che hanno più possibilità di annidarsi nei bronchi e hanno minori possibilità di essere smaltite. La centralina di viale Gramsci ha registrato un picco che va dai 41 ug/m3 ai 45 ug/m3 a fronte di una media giornaliera che viaggia sui 12 ug/m3. I quattro giorni di sforamenti filati come precisato da Arpat non andranno però a intaccare sul risultato finale: al momento quelli ‘da smog’ sono a quota 13, di questi 7 si sono registrati a gennaio.

La nostra qualità dell’aria, allargando la lente, risulta in miglioramento rispetto a 10 anni fa. Nel 2022 infatti gli sforamenti in viale Gramsci furono in totale 28, l’anno prima 22, mentre nel 2020 ben 23. Niente, per capirsi, rispetto ai 43 registrati nel 2013, un dato quest’ultimo anche al di sopra dei 35 in 12 mesi che la legge stabilisce come nocivi per la salute.

cla.cap

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