Passato da salvare

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Giovanni

Morandi

Sono anni che si parla di dare una sistemazione all’archivio Alinari, momentaneamente (da anni) accatastato in un capannone di Calenzano. C’è qualcuno disposto a scommettere che il problema sarà risolto in quindici giorni? Tanto è il tempo rimasto a disposizione da qui al 9 dicembre, che è la scadenza indilazionabile fissata dal tribunale. Il tempo passa e solo un anno fa si dava per certo che l’archivio, ovvero 5 milioni di foto lasciateci dai geniali fratelli, sarebbe stato sistemato a Villa Fabbricotti. Adesso si pensa di mandarlo a Montecatini dove ci sono gli ex stabilimenti termali desolatamente vuoti perché travolti da una crisi senza precedenti. L’idea è del governatore Giani il quale ricorda che è stata la Regione ad acquistarlo per 12 milioni ed è logico che spetti alla Regione sceglierne la destinazione. E in questi termini la questione più che sbagliata è mal posta, perché sa tanto di cummenda milanès che reclama di fare quel che vuole perché i danè sono suoi. La questione invece va posta in questo modo. Ha senso trasferire fuori Firenze un patrimonio che ha un suo particolare legame con la città, sia storico che artistico? In termini pratici la soluzione della Regione andrebbe bene perché risolverebbe la locazione dell’archivio e l’utilizzo dello stabilimento termale di Montecatini. E però è giusto chiedersi se le foto degli Alinari servirebbero davvero a risolvere i problemi di Montecatini e allo stesso tempo se Montecatini sarebbe la giusta soluzione per gli Alinari o soltanto un nuovo, ennesimo e temporaneo trasloco di scatole piene di foto. Davvero avrebbe la capacità di essere un credibile richiamo turistico? Sono domande a cui è difficile bastino due settimane per avere delle risposte. Così ci sono buone probabilità che anche l’archivio resti uno dei problemi che si rinviano da un anno all’altro. Abbiamo un tesoro della storia della fotografia e da anni ne parliamo come fosse un problema, non un’opportunità. L’Archivio Alinari è una sorta di Uffizi della fotografia, il più antico archivio fotografico del mondo e noi lo trattiamo come fosse un’ingombrante eredità, di cui avremmo voluto fare a meno. Siamo miopi e ingrati. In una precedente crisi, agli inizi del secolo scorso, per salvare questo archivio il cui futuro era stato compromesso dalla guerra, si mobilitarono gli aristocratici toscani con in testa il barone Ricasoli, l’erede di Bettino, e riuscirono nell’intento. Ma quelli erano altri tempi e altri uomini.

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