Paradiso XXXIII, il Dante di Elio Germano

Lo spettacolo, scritto con Theo Teardo, in scena a Campi martedì. "Descriviamo il Sommo Poeta con l’impaccio di raccontare l’indicibile"

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di Barbara Berti

"...sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle". Con questi versi termina la Divina Commedia. Con essi Dante, immerso nella luce dell’Empireo, intendeva rappresentare il senso della sua opera poetica, ma anche quello dell’intera creazione divina: l’amore è insieme strumento di Dio, e spinta, e moto, e meccanismo dell’Universo intero. Ora quei versi, e non solo, li riprende l’attore Elio Germano e dal suono avvincente della parola dantesca germoglia una musica imprevedibile, quella di Teho Teardo. Ecco "Paradiso XXXIII", la visionaria rilettura del celebre canto della Commedia di Dante che martedì 31 gennaio (ore 21) sarà in scena al TeatroDante Carlo Monni di Campi Bisenzio. A cura di Fondazione Accademia dei Perseveranti, con la direzione artistica di Andrea Bruno Savelli, il cartellone di prosa del TeatroDante propone agli spettatori un’esperienza unica: quella di Dante Alighieri di fronte all’impaccio dell’essere umano che prova a raccontare l’irraccontabile, a descrivere l’indescrivibile. Le sue parole saranno ripercorse sul filo dell’interpretazione di Germano, accompagnate dalla musica dal vivo, inaudita e imprevedibile, composta da Teardo con strumenti di ogni epoca. Su questa base si innesta la regia impalpabile di Simone Ferrari e Lulu Helbaek (già autori per il Cirque du Soleil), poeti dello sguardo, capaci di muoversi tra cerimonie olimpiche, teatro e talent show portando sempre con loro una stilla di magia.

"Uno spettacolo divulgativo senza che niente sia spiegato" commentano i due protagonisti. E spiegano: "Dante Alighieri, nel 33esimo canto del Paradiso, si trova nell’impaccio dell’essere umano che prova a descrivere l’immenso, l’indicibile, prova a raccontare l’irraccontabile. Questo scarto rispetto alla ‘somma meraviglia’ viene messo in scena creando un’esperienza unica, quasi fisica per lo spettatore al cospetto dell’immensità".

E ciò grazie a una contaminazione di linguaggi tecnologici e teatrali: videoproiezioni (Sergio Pappalettera e Marino Capitanio) e disegno luci (Pasquale Mari) immersivi, e una musica ora dalla forte componente ritmica, ora capace di distendersi in puro fluire, di scendere nel registro più grave e far vibrare i petti del pubblico in sala, ora di sciogliersi nella minimale e sentimentale melodia disegnata da un duo viola-violoncello (sul palco insieme al compositore ci sono Laura Bisceglia e Ambra Chiara Michelangeli).

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