di Barbara Berti
"Raccontare storie è molto importante perché viviamo nella società della fantascienza". A dirlo è Paolo Rossi, 70 anni, affabulatore irriverente che sarà di scena al Teatro romano di Fiesole, nell’ambito della 76esima edizione dell’Estate Fiesolana, domani 27 luglio (ore 21,15) con "La maga Circe" che rientra nel progetto "Odissea Un Racconto Mediterraneo" di Sergio Maifredi, produzione del Teatro Pubblico Ligure. Ad accompagnare l’attore e comico in questa rilettura del decimo canto dell’Odissea la musica di Emanuele Dell’Aquila alla chitarra.
Il canto racconta l’approdo di Odisseo sull’isola della maga Circe che trasforma gli uomini in porci: quale è la sua chiave di lettura?
"Chissà! E’ prevista un dose altissima di improvvisazione recitando con il pubblico e non per il pubblico".
Quindi lo spettatore è invitato a interromperla?
"Certo. Il teatro è prima di tutto un luogo di relazioni sociali, dopodiché c’è uno spettacolo che funge da calamita e dà la possibilità ad una comunità di ritrovarsi. Se la calamita è buona, meglio! Ma l’importante è che il teatro sia un luogo di incontro, di relazioni, di festa soprattutto. In una parola il teatro è una sorta di assemblea buffa, comica. Un’assemblea che non è mai la stessa. Oggi l’improvvisazione è fondamentale perché chi viene a teatro, cioè a vedere uno spettacolo dal vivo, vuole vedere qualcosa di unico, irripetibile".
Così lei racconterà la sua irripetibile storia di Circe?
"Beh, le storie governano il mondo. Possono rinsaldare una comunità ma anche distruggerla. Dipende da cosa e come si raccontano. Ma l’importante è lo stato d’animo e l’energia del teatrante nel narrarle".
Il rapporto tra la maga Circe e Odisseo apre tante finestre di divagazione…
"Sì, tantissime. Compresa la riflessione sulle debolezze dell’uomo. Il protagonista dell’Odissea si mette in gioco ma senza nascondere le sue fragilità. Questo canto mi dà infiniti spunti per chiosare il mio pensiero sulle donne di Omero e non solo".
Cos’è oggi l’Odissea?
"Può essere anche il cercare una relazione tra umani, così come riuscire a prendere un caffè d’orzo. E’ molto soggettivo. Per me Omero forse non è mai esistito, era il nome di una cooperativa di cantastorie. Forse tutta la storia dell’Odissea è Ulisse che l’ha commissionata ad Omero, perché non sapeva cosa dire a sua moglie dopo avere impiegato dieci anni per tornare a casa".
E per Paolo Rossi cos’è l’Odissea?
"E’ un viaggio con molte sorprese e intoppi, un viaggio in cui si ha la possibilità di conoscersi. Il viaggio è la più grande metafora di vita".