
di Olga Mugnaini
"Scusi monsignore, ma che fine ha fatto l’organo?" "Smontato e venduto". "Come? Ma era mio, o almeno dell’Orchestra da Camera Fiorentina". Il prelato allarga le braccia. Ormai è fatta.
L’organo sparito è quello di Orsanmichele. E i due contendenti il parroco della chiesa Vasco Giuliani e il maestro Giuseppe Lanzetta, che là dentro da anni dirige i suoi concerti. Lo strumento musicale oggetto della “vertenza“ è un Tamburini meccanico con due tastiere e pedaliera più o meno degli anni Settanta, commissionato e pagato dal professor Stefano Innocenti, concertista e docente del Conservatorio Cherubini, che lo donò alla chiesa-granaio.
Non c’è cosa peggiore di quando passa il tempo, i documenti si accatastano e le cose si spostano. Se poi si avviano cantieri e gli edifici si chiudono, difficile che tutto torni al suo posto.
Ecco com’è allora accaduto che durante il lockdown l’organo sia stato venduto alla Curia di Teramo per 15mila euro. Tutto ciò nella buona fede del parroco Giuliani, che ha fatto i passaggi previsti, avvisando l’ufficio dei beni ecclesiastici e vendendo lo strumento al miglior offerente. Non era esteticamente bello, si dice, ma funzionava bene. A parte il fatto che Orsanmichele adesso è senza organo, in attesa che se ne acquisti uno nuovo, il maestro Lanzetta ha tirato fuori un grosso pacco di documenti per ricostruire la vicenda che attesta il via vai degli organi dalla Chiesa di via Calzaiuoli, e i suoi “diritti“ sullo strumento. Intanto l’organo storico, quello sì bello e prezioso, è finito a Barberino del Mugello nella pieve di San Silvestro. Al suo posto fu collocato quello regalato dal professor Innocenti, che quando Orsanmichele chiuse per restauri venne portato nella vicina Badia Fiorentina. E fu qui che lo trovò Lanzetta. Nel 1993 monsignor Gino Bonanni, parroco della Badia, chiese al direttore d’orchestra di prendere l’organo e di riportarlo in via Calzaiuoli, in cambio di 2 milioni e 800mila lire, somma che lui usò per aggiustare l’impianto elettrico di un altare.
Come si legge in un documento del tempo "con l’accordo di don Pilade Filippini parroco di Orsanmichele, l’organo sarà riportato nella Chiesa di Orsanmichele a spese del maestro Lanzetta che legalmente ne rappresenta il proprietario, e ne avrà cura di suonarlo durante i concerti che ivi terrà, avendone cura anche della manutenzione...." Ora, a meno che non voglia fare una giratina fino a Teramo, diventa difficile che Lanzetta torni a suonare quell’organo. In questo intreccio, neppure la soprintendenza è potuta intervenire. Orsanmichele rientra nelle competenze del polo del Bargello, diretto da Paola D’Agostino, che di una cosa è sicura: quel bene non era inventariato fra le proprietà dello Stato.musica stonata Lanzetta si con
E quindi era della Curia? Boh, chissà. In mezzo a tutta questa cede l’ultima nota: "Se me lo dicevano che era brutto lo portavo via".