Orfani invisibili dei femminicidi Chi ci pensa?

Erika

Pontini

In Toscana, secondo le stime, sono 43, 1600 in Italia (tra il 2006 e il 2021) ma non esiste una raccolta dati su figli e figlie delle vittime di femminicidio. Non sapere chi sono e le condizioni in cui vivono rende difficile intervenire anche in termini di stanziamento di fondi.

A leggere con attenzione il rapporto sulla Violenza alle donne della Regione Toscana giunto alla 14esima edizione, emerge la consapevolezza che quello dei bambini, degli adolescenti orfani, resta un grande buco nero.

Quando si ha difficoltà a maneggiare il dolore, spesso si lascia andare e finisce per incanalarsi in percorsi difficili, strade tortuose. L’affido, l’adozione, spesso un parente che non si volta dall’altra parte e si fa carico di contenere tutte le tribolazioni che si porta dietro il tradimento dei genitori.

Perché chi resta, la vive così.

Poi ci sono i non orfani. Di cui si parla ancora meno. Eppure vittime, a loro volta, di soprusi e di violenze, non solo ’assistite’ (come il titolo del reato). Che vivono vite di ricordo e di vergogna, e non possono voltare pagina.

A persone come loro, come Giulia e le sue sorelle con le quali ci scusiamo per aver provocato un involontario dolore narrando la storia del padre in altro contesto, credo debba andare l’abbraccio della Firenze più vera, la Firenze di cuore. Ma, insieme, l’aiuto concreto di quanti sono deputati a questo ruolo.

In Toscana i femminicidi nel 2021 sono stati 6, erano 15 nel 2014, 13 nel 2017. Solo la città di Firenze, negli ultimi 15 anni, ha pianto 32 sue figlie.

Tanto si sta facendo in questa direzione, tanto è stato fatto anche a livello legislativo, ma è ora che si pensi anche a loro.

A chi resta ed è invisibile.

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