REDAZIONE FIRENZE

Omicidio della prostituta, "Viti agì accettando la possibilità che lei morisse"

Le sevizie inflitte dall'idraulico alla donna rumena, trovata senza vita il 5 maggio 2014

Firenze processo di Riccardo Viti (Marco Mori/New Press Photo)

Firenze, 26 gennaio 2017 - Agì con dolo eventuale, ovvero, pur di soddisfare i suoi desideri sessuali, accettò che la prostituta su cui infierì potesse morire durante il gioco erotico. Così si legge nelle motivazioni della sentenza di appello per la morte di Andreea Cristina Zamfir, 26 anni, prostituta rumena uccisa il 5 maggio 2014. A ucciderla fu Riccardo Viti, idraulico, condannato a 20 anni per la morte della donna. Le motivazioni si riferiscono alla sentenza di appello del 3 novembre 2016. 

La prima corte di assise di appello di Firenze, si legge nelle motivazioni, «ritiene infatti certo che seppur voglia escludersi nel Viti il dolo diretto - ché in realtà ben può spingersi fino ad esigere la morte per placare l'impulso sessuale deviato - non può che ritenersi che la morte della Zamfir sia dipesa da una condotta del Viti sorretta quantomeno da dolo indiretto o eventuale: l'evento morte non era voluto (come nel dolo diretto), ma non era neppure una mera possibilità, essendo invece un evento previsto o assolutamente prevedibile, di cui l'agente (Viti, ndr) si è rappresentato la significativa possibilità di verificazione, determinandosi ad agire comunque, anche a costo di cagionarlo, come sviluppo collaterale o accidentale, ma comunque preventivamente accettato della propria condotta».

Ripercorrendo le fasi della morte di Andreea Zamfir, la corte di assise di appello scrive che «Viti non può aver agito se non con forza, e lungamente» nella sevizia mortale alla prostituta romena, «incurante - prosegue la corte - delle grida di dolore, e verosimilmente da queste ancor più eccitato e spinto ad andare oltre, a continuare», «accettando comunque il rischio che qualcosa non stesse andando per il verso giusto e che la donna potesse rischiare la propria incolumità, specie ove lasciata sola in loco, legata a quadrupla mandata, di notte, con ben poche speranze che potesse essere soccorsa in tempi accettabili».

È quindi «dolo eventuale», chiosa la corte, perché «comunque l'evento morte non costituiva una mera possibilità bensì un rischio significativamente prevedibile». Il difensore di Riccardo Viti, avvocato Francesco Stefani di Firenze, ha annunciato che farà ricorso alla corte di Cassazione.