REDAZIONE FIRENZE

"Non fu solo terrorismo Sognavamo di cambiare in meglio il mondo"

Con Cellai ha condiviso alcuni anni in consiglio comunale. Da posizioni opposte. E opposto rispetto all’antico avversario è anche il sentimento, tinteggiato nel suo caso di una qualche nostalgia, con cui Giorgio van Straten, 67 anni, rievoca da intellettuale di sinistra gli anni Settanta nelle scuole e nelle strade di Firenze. "Quello che rende imparagonabile la situazione di allora all’attuale – sostiene il presidente della Fondazione Alinari per la fotografia, un curriculum di scrittore, traduttore, dirigente di istituzioni culturali – era quel clima di grande partecipazione politica diffusa tra i giovani. Nel mio liceo, il Dante, un’anomalia rispetto al trend dell’epoca, viceversa dominava una maggioranza silenziosa e molti della politica se ne fregavano. Ma in generale si percepiva tra i ragazzi, e non solo a sinistra, una spinta alla trasformazione. Si viveva nella prospettiva che il mondo poteva cambiare, trasformarsi in meglio. Adesso – il rammarico di van Straten – registro tra i giovani soprattutto rassegnazione".

Se Cellai in quegli anni ha subìto l’emarginazione culturale e politica da destra, van Straten ricorda le difficoltà da militante Fgci, la federazione giovanile del Partito comunista: "Ci trovavamo nel mezzo tra il terrorismo, i neofascisti e gli estremisti come Autonomia operaia che in corteo lanciavano lo slogan nè con lo Stato nè con le Br. Lo spartiacque è stato nel 1978 il rapimento di Aldo Moro. Ero nell’aula 8 della facoltà di Lettere in piazza Brunelleschi quando arrivò la notizia del sequestro dello statista della Dc e della strage della scorta: una parte dell’assemblea studentesca applaudì, anche se fu subito tacitata dalla maggioranza dei presenti".

I primi anni Settanta, approfondisce l’ex membro del cda Rai, fu un’epoca dura di violenza, terrore, scontri – "ricordo le incursioni dei fascisti al Dante, le tensioni in piazza per conquistare la testa dei cortei, i picchetti davanti le scuole, i servizi d’ordine..." – ma anche di speranze e cambiamenti, dalla vittoria del No al referendum sul divorzio alla conquista della sinistra delle grandi città nelle elezioni del ’75. Per van Straten è un azzardo paragonare il piombo brigatista e le tensioni legate alle proteste anarchiche sul caso Cospito: "Gli anarchici in Italia sono qualche centinaio. E soprattutto non è a rischio la sovranità dello Stato, nessuno ipotizza di trattare con chi pratica la violenza, semmai si discute se applicare il 41 bis a certe persone. Ai tempi delle Br esisteva invece un filone politico che per salvare la vita di Moro prigioniero non scartava a priori l’idea di aprire un dialogo coi terroristi, il che avrebbe minato la sovranità democratica dello Stato. Rivendico la linea della fermezza adottata da quel Pci".

Chiusura sui ‘nemici’ di formidabili (?) quegli anni: "Non dimentico che la destra di Cellai era fascista-fascista, esprimeva valori che negavano la Costituzione. Per tutto il resto c’era la Dc, capace di trattenere quelle tendenze anche un po’ eversive che ci sono nella pancia degli italiani. Grandi partiti come Dc e Pci, pur nelle loro contraddizioni, riguardo alla democrazia hanno avuto una funzione pedagogica".

Si.Bo.