È andata deserta anche la seconda asta per l’assegnazione dei lotti sui quali sorge il centro sociale Next Emerson. Ieri mattina una cinquantina di attivisti si erano dati appuntamento per organizzare un picchetto di fronte alla sede di un noto studio notarile (nella foto), in piazza Beccaria. "Il fine è sempre lo stesso: cercare di disfarsi di quella che per loro è un’area da cementificare, e per noi un’esperienza di autogestione lunga trent’anni. Il problema è tutto lì: secondo noi questa esperienza sociale, creata per altro in un quartiere operaio, va difesa e portata avanti. Per loro è una realtà da chiudere al più presto. Il prezzo base è calato di poco, pur rimanendo piuttosto alto (poco più di due milioni di euro). La fretta di vendere prima della discussione del nuovo piano strutturale svela una certa urgenza di chiudere l’affare, arraffare il cash. Magari prima che qualcuno si accorga che nel quartiere è in fieri un’operazione di potente edificazione residenziale sull’area ex Cerdec, tre volte più grande dell’Emerson. Trasformazione urbanistica per la quale non è stato chiarito se siano stati previsti nuovi servizi, nuovo verde pubblico e sulla quale gravano ancora molti nodi irrisolti".
La manifestazione si è svolta senza nessun disordine, sotto lo sguardo di una decina di agenti di polizia. Presenti una delegazione di operai della Gkn e i consiglieri a Palazzo Vecchio di Sinistra Progetto Comune, Antonella Bundu e Dmitrij Palagi. "L’amministrazione comunale deve essere parte attiva per trovare una soluzione vera, che garantisca continuità a uno spazio di riferimento per tutto il quartiere, evitando una trasformazione urbana che svuoterebbe il territorio da pratiche di partecipazione e solidarietà. No alla vendita del Next Emerson".
Christian Campigli