Firenze, 22 dicembre 2020 - Il testo che segue apre Buongiorno Firenze, la newsletter che La Nazione invia ogni mattina agli iscritti alla sua community di lettori. Quotidianamente, Buongiorno Firenze individua un tema di cronaca e vita cittadina, di cui si parla con un ospite (oggi Sara Adamo, laureanda in lettere a Firenze) e indica le notizie più importanti della giornata.
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I ragazzi fuori sede sono una componente fondamentale delle università. Propongono agli 'indigeni', che ogni sera rientrano in famiglia, un modello di vita emancipato. Scomodo, ma affascinante e pieno di libertà. In realtà, vivendo da soli ,si laureano nella materia che hanno scelto e si laureano in esperienza. Gestendo la paga fra le molte necessità e i misurati sfizi, trovando equilibrio fra mille tentazioni e il dovere di ripagare i sacrifici delle famiglie che li mantengono lontani da casa. Firenze è da sempre meta di studenti di ogni dove. Non bisogna spiegare perché tutti ambiscano a studiare in uno dei luoghi più belli del mondo. Stranieri o italiani che siano, sono da sempre una voce importante dell'economia cittadina. In particolare quella basata su piccoli patrimoni immobiliari. L'affitto di appartamenti ai ragazzi è una voce importante per molte famiglie. Col trasferimento di numerose facoltà a Novoli, gli studenti hanno lasciato gli alloggi del centro liberi per i turisti. E hanno preso ad affollare appartamenti di via Baracca, via di Novoli, fino a viale Redi. All'economia esangue del 2020 mancano anche i canoni che i ragazzi versano puntualmente ai padroni di casa i cambio di minori pretese, rispetto agli inquilini adulti. La pandemia ha ricondotto alle famiglie i fuori sede. La dad potrebbe aver convinto - più i genitori che loro, in verità - a studiare nella casa di origine e spostarsi solo per gli esami. Insomma, dopo il lockdown la città ritroverà i suoi ragazzi, riavrà i dialetti d'Italia che si mischiano al vernacolo su tante giovani bocche? Dopo aver ascoltato sul tema i proprietari di case, Buongioirno Firenze racconta oggi l'esperienza di una giovane studentessa originaria del Sud.
Sara Adamo, 23 anni, di Taranto, è laureanda in filologia romanza alla facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze. Con lei, che risponde al telefono dalla città natale, dove è rientrata l'estate scorsa, affrontiamo due temi. Uno, didattico, quale sia il punto di vista dello studente sull'università "a distanza". L'altro, di ordine economico, l'atteggiamento degli studenti fuori sede una volta terminata la pandemia: Torneranno ad abitare in Toscana, oppure no? |
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Come affrontò il lockdown del marzo scorso? "Lo trascorsi a Firenze, con le mie coinquiline, una della Campania, l'altra siciliana. Rimasi, perché non avevo idea di come gestire la pandemia e per non pagare il mancato preavviso se avessi lasciato subito casa. Trascorremmo Pasqua e Pasquetta nell'appartamento di Bellariva". Quanto pagava? "Trecentotrenta euro per la camera singola, più cucina, salone e bagno in comune". Poi? "A luglio tornai a Taranto, dai miei. Avendo concluso le lezioni ho utilizzato la didattica a distanza per gli esami trovando una buona organizzazione. Rispetto a quelli in presenza, gli esami da casa hanno orari programmati, non c'è l'attesa spasmodica ed estenuante dell'aula". E' vero che si tiene il libro aperto e si leggono le risposte? "Non l'avrei mai fatto per rispetto dei professori. Comunque durante le prove c'è grande controllo". Le è mancata Firenze? "Sì, perché l'avevo scelta non a caso, ma per gli stimoli che danno il suo passato, il suo presente, la sua vita culturale. E poi mi manca per ragioni umane e didattiche". Quali? "Qualunque università è anche confronto costante con i compagni, sporadico ma costruttivo coi docenti, ricchezza dello scambio di idee. A casa complessivamente si studia di più, ma mi sento anche più stanca, senza svago". Cosa pensano i suoi genitori: meglio la figlia a Firenze, oppure a Taranto studiando a distanza? "I miei sono molto felici di avermi con sé ora, nel pieno della pandemia. Si sentono più sicuri, sanno che non sarei sola ad affrontare eventuali problemi". Quindi la vorrebbero a Taranto per il biennio della laurea magistrale? "No, affatto. Sono dispiaciuti perché lasciando Firenze ho interrotto un percorso di crescita che non si materializza solo con lo studio ma anche con l'affrontare la vita da sola". Se gli studenti seguissero a distanza, le famiglie risparmierebbero affitto e mantenimento. "I miei hanno scelto di farmi vivere questa esperienza di crescita e sono disposti a sacrifici economici, che mi sento in dovere di ripagare. Fra i miei amici non c'è nessuno cui le famiglie suggeriscono di interrompere lo studio fuori sede. Ma noi siamo nel pieno di un percorso, oppure verso la fine". Cosa intende? "Penso che la pandemia potrebbe suggerire alle matricole facoltà più vicine a casa. Fra i futuri iscritti potrebbero esserci molti meno fuori sede". Si ipotizza che le future lezioni avverranno in presenza, con trasmissione in streaming. "Non le consiglio a chi può seguire direttamente. ma potrebbero essere utili per gli studenti lavoratori, i part time". A fine pandemia tornerà a Firenze? "Non vedo l'ora". Prenoterà la stessa casa? "E' occupata. Ma sto già interessandomi per trovarne un'altra, quando verrà il momento". pc |
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