REDAZIONE FIRENZE

Musica e suoni d’Oltremare. Il Festival au désert apre al futuro

Debutto nel chiostro di Santa Maria Novella. Spazio alla tradizione gnawa in versione femminile

Musica e suoni d’Oltremare. Il Festival au désert apre al futuro

FIRENZE

Due maestri delle percussioni come Trilok Gurtu e Aly Keita, la cantante e musicista marocchina Asmaa Hamzaoui e il suo gruppo Bnat Timbouktou e gli Imarhan, gruppo di musicisti algerini formatosi a Tamanrasset. Sono loro i protagonisti degli appuntamenti della 15esima edizione di Festival au désert Firenze, in programma in vari luoghi di Firenze e tutti con inizio alle 21,30. Si parte domenica 21 luglio nel Chiostro Grande di Santa Maria Novella, in collaborazione con Florence Dance Festival, dove due culture antiche, quella indiana e quella maliana, sono protagoniste del concerto di due grandi maestri delle percussioni: Trilok Gurtu e Aly Keita, biglietti su ticketone.it. Si prosegue il 24 luglio al Parco delle Cascine, precisamente nel prato della Tinaia, in collaborazione con Ultravox, dove sarà protagonista la cantante e musicista marocchina Asmaa Hamzaoui e il suo gruppo Bnat Timbouktou, che restituiscono una versione al femminile dell’antica tradizione gnawa. Questo concerto è a ingresso gratuito.

Asmaa con il suo gruppo composto da sole donne, porta avanti la tradizione di una musica dichiarata nel 2019 dall’Unesco patrimonio dell’umanità, che discende dagli schiavi neri dell’Africa sub sahariana e risale al XVI secolo. Nata dall’incontro e dall’unione tra le sonorità tipiche del Sahel e i ritmi maghrebini, questa musica ipnotica e misteriosa con il passare del tempo ha varcato i confini locali raggiungendo il successo internazionale. A praticarla sono quasi esclusivamente uomini, molti dei quali pensano che la donna non possa avere posto sul palco. Ma Asmaa Hamzaoui e le Bnat Timbouktou non si sono lasciate scoraggiare: hanno sfidato la misoginia per portare una ventata di aria fresca nella rigida tradizione Gnawa. Suonando il guembri, strumento abitualmente riservato agli uomini, Asmaa ha trasgredito un tabù.

Poche donne infatti suonano questo strumento in pubblico. Ma lei, che ha imparato a suonarlo a fianco di suo padre, il famoso maalem Rachid Hamzaoui, ha seguito la sua passione diventando –con la sorella Aicha, a Lamgammah Hind e a Soukaina Elmeliji – la principale ambasciatrice della musica Gnawa. Tra i progetti di Fabbrica Europa sviluppati nell’ambito dell’Estate Fiorentina e consolidati dal 2010 a oggi a partire dal rapporto con il Festival au Désert di Essakane (Timbuktu), questa edizione del Festival au Désert Firenze coinvolge dunque alcuni dei musicisti e gruppi più interessanti della scena internazionale. A chiudere il festival, il 25 luglio, sempre nel prato della Tinaia delle Cascine, ci pensano gli Imarhan, gruppo di musicisti algerini formatosi a Tamanrasset, influenzati tanto dai gruppi desert-rock quanto dalla musica tuareg tradizionale. Anche questo concerto è a ingresso gratuito. "Imarhan" in tamashek significa "Quelli a cui tengo": un nome che evoca o legami forti, senso di comunità, radici.

E in effetti la musica di Iyad Moussa Ben Abderahmane, Tahar Khaldi, Hicham Bouhasse, Haiballah Akhamouk e Abdelkader Ourzig è un mix di sacralità e viaggio all’interno della propria terra e della propria anima, di blues e soul, corde pizzicate e senso dell’avventura. Influenzata tanto dai gruppi desert-rock quanto dalla musica tuareg, la musica degli Imharan è guidata dalla volontà di rispettare e preservare la tradizione ma anche da una spinta all’evoluzione e alla contaminazione con altri generi. La band capitanata da Abderahmane rappresenta il lato più urbano del desert blues e l’innovazione di una nuova generazione tuareg che guarda al futuro.

Maurizio Costanzo