
Tragedia nel quartiere fiorentino di Ponte a Greve. L’uomo, 46enne, si trovava su una scala per ridipingere una pensilina, senza alcuna protezione sulla testa. L’altezza non era eccessiva: è precipitato all’indietro ed è deceduto sul colpo. .
di Pietro Mecarozzi
Stava ridipingendo la pensilina che copre il tratto dal cancellino al portone d’ingresso. Un braccio di cemento glabro, sulla cui ’prua’ aveva appoggiato uno scaleo. Sono circa le 11 e 30 di sabato mattina, quando un boato squarcia la quiete di via Mariotto di Nardo, nel rione Ponte a Greve. Remzi E., muratore albanese di 46enne, perde l’equilibrio proprio quando si trova col piede sull’ultimo piolo. Intorno non ci sono ponteggi. Lui non ha imbracatura. Pare neanche un caschetto. Il volo è di circa tre metri. In quel momento non ci sono né residenti affacciati sui balconi dei molti edifici circostanti, né passanti che assistono alla scena: l’uomo cade all’indietro, schiantandosi al suolo. Secondo le prime ricostruzioni, sarebbe morto sul colpo. Nonostante l’altezza non eccessiva, sarebbe precipitato di testa. È la 22esima morte sul lavoro in Toscana da inizio 2025.
A ritrovarlo è un suo conoscente, che vive a pochi campanelli di distanza. Insospettito da quel forte rumore, si precipita al civico 5 della via. Arrivato al cancellino si trova di fronte il corpo senza vita di Remzi. Dalla bocca gli esce un rivolo di sangue. Intorno alla testa, invece, una pozza rossa colora le mattonelle.
Parte subito l’allarme. L’uomo chiama i soccorsi e le forze dell’ordine. Sul posto arrivano un mezzo del 118, i carabinieri e due ispettori del Pisll, la sezione dell’Asl che si occupa di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori. I medici non posso far altro che costatarne il decesso, mentre l’area viene perimetrata dagli operatori Asl, che da subito cominciano misurare spazi e altezza per ricostruire al meglio la dinamica dei fatti.
La posizione del corpo dell’uomo, per qualche istante, fa insospettire gli ispettori. Anche se, stando a quanto trapela, la caduta dalla scala sarebbe del tutto accidentale. Un piede messo male? Un malore fulminante? È ancora presto per dirlo. La pm di turno, Ornella Galeotti, ha aperto un fascicolo d’inchiesta e disposto l’autopsia sul corpo, che è stato portato a Medicina legale circa cinque ore dopo l’incidente.
L’uomo era in Italia da circa 20 anni, viveva a Empoli con la compagna e lavorava per una ditta. Chi gli avesse commissionato quel lavoretto è ancora da chiarire. Ombre anche sulle condizioni di sicurezza: non è stato rinvenuto un caschetto, tantomeno erano presenti imbracature. I dispositivi di protezione individuale avrebbero potuto evitare questo epilogo? E chi avrebbe dovuto fornirglieli? Domande alle quali la procura di Firenze dovrà trovare delle risposte.
Fuori dal cancello ci sono la compagna dell’uomo e alcuni amici. La donna fissano in silenzio il barattolo con il pennello rimasto sulla pensilina di cemento. "Era un bravo uomo, un grande lavoratore, siamo senza parole", sussurrano con i lucciconi.