Movida e caos a Firenze: "Colpa dei nostri figli, gli stranieri non ci sono, basta alibi"

Baraonda infernale nelle strade del centro. La lettera del presidente Silb: "Bisogna partire dalla scuola e dalla famiglia"

Movida a Firenze (New Press Photo)

Movida a Firenze (New Press Photo)

Firenze, 26 giugno 2020 -  Fanno la spola tra i piccoli supermercati del centro a caccia di alcol, scolano litri di vino seduti dove capita, sulle panchine delle piazze, sui sagrati, lungo i marciapiedi, appiccicati come sardine e come se il virus fosse solo ormai un lontano ricordo. Fumano, urlano e si prendono gioco dei residenti che vorrebbero solo poter dormire. Un affresco delle notti fiorentine che è sotto gli occhi di tutti, di chi vive e di chi lavora.

"Ma questi sono i nostri figli. Non sono né americani, né francesi, né spagnoli, né tedeschi e né inglesi. E' finito il tempo degli alibi". Comincia così una lettera scritta da Riccardo Tarantoli, presidente Silb, il sindacato dei locali da ballo di Confcommercio, che raggruppa 35 discoteche in provincia di Firenze. Il riferimento è agli spettacoli raccapriccianti che tanti abitanti si ritrovano sotto le proprie finestre, soprattutto durante il fine settimana: ragazzini ben carburati di alcol che urinano sui portoni, che barcollano e che, a volte, non si reggono nemmeno in piedi. Le sue parole sono frecce e sono indirizzate a genitori, insegnanti, educatori, amministratori.

"Come ogni anno ci ritroviamo a parlare del problema della movida, di questa guerriglia assurda che ci sarebbe tra chi chiede di divertirsi, chi di lavorare e chi di riposare. Ma questo anno, a differenza degli altri, gli stranieri e gli americani in particolare in città non ci sono" sottolinea Tarantoli.

Dalla fine del lockdown, infatti, il problema delle notti brave è riesploso. Le immagini di ragazzini che 'tirano' o che prendono a calci i cestini della spazzatura riempiono le bacheche dei social. Questa volta, a differenza delle stagioni passate, in cui era più facile scaricare la responsabilità sugli stranieri, i responsabili, ossia i ragazzini che si appiccicano ai citofoni dei residenti, quelli che si strascicano lungo le strade della città con gli stereo portatili e la musica a tutto volume fino all'alba, sono nati e vivono in città.

"Quindi non c'è più nessuna scusa - si legge nell'appello rivolto alle famiglie e agli istituti scolastici -. E a noi genitori, oggi più che mai, ci viene richiesto di fare un atto di coraggio, il coraggio di prendere coscienza di aver sbagliato in qualcosa e di assumerci la responsabilità di educare i nostri ragazzi. In questo momento, serve una ricetta che sia un'alleanza del bene tra mamme, papà ed educatori. E noi vogliamo fare la nostra parte, aprire le nostre discoteche e i nostri locali per sensibilizzare i giovani a un divertimento consapevole. Tutto questo però non è più rimandabile a nostro giudizio. Non c'è più tempo. C'è un cambiamento in atto che ci chiede di capovolgere la gerarchia valoriale, di privilegiare le relazioni umane a quelle materiali. Basta puntare il dito contro i ragazzi, loro non centrano. Siamo noi la causa di certi comportamenti. Bisogna esserne consapevoli: se noi non ci consideriamo noi stessi la causa di questo, non riusciremo mai a superare e a risolvere questo conflitto che sta diventando sempre più acceso".

 

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