Mostro di Firenze, sospetti e finti assassini: tutti i depistaggi del killer

False piste lunghe trent’anni, fino al caso Zodiac

La scena di uno dei delitti del Mostro (Archivio storico New Press Photo)

La scena di uno dei delitti del Mostro (Archivio storico New Press Photo)

Firenze, 1 giugno 2018 - E per non farsi mancare proprio nulla nella terribile vicenda del mostro di Firenze ,che tanto sangue ha versato tra i nostri giovani, adesso è arrivato il ‘supermostro’, un personaggio che sarebbe un killer spietato prima negli Stati Uniti e poi qui nelle campagne fiorentine. Come se non ce ne fossero già stati abbastanza di folli, mitomani, depistatori, maniaci. Insomma di gente ‘fulminata’ da questa storia ce n’era già un battaglione.

Adesso è arrivata la presunta «confessione» di un mostro che prima ha ucciso in modo seriale tra il Nevada e la California alla fine degli anni Sessanta. I profiler americani lo chiamarono ‘Zodiac’. Bene, dopo aver lasciato una lunga serie di cadaveri negli Usa, l’uomo si sarebbe trasferito in Italia e sarebbe diventato il Mostro di Firenze, ma solo dal 1974 in poi. Il primo delitto del ’68 non sarebbe opera sua.

A ‘rivelare’ la cosa sarebbe stato un cittadino-giornalista che alla procura di Monza avrebbe detto di aver ricevuto la confessione dallo stesso Zodiac-mostro di Firenze facendone anche il nome. Si tratterebbe di Joe Bevilacqua, nato nel New Jersey (Usa), dal 1974 al 1989 direttore del Cimitero Americano dei Falciani, a due passi dagli Scopeti, luogo dell’ultimo omicidio, quello dei francesi, ad opera del mostro.

Nel processo del 1994 Bevilacqua, ex soldato Usa, testimoniò al processo Pacciani. Un racconto risultato piuttosto confuso e contraddittorio. «La cosa più importante, si spiega in un servizio del Giornale.it che ha ripreso e riportato la notizia, è che proprio Bevilacqua avrebbe svelato i codici cifrati di Zodiac sostenendo che contenessero la sua firma. I vari riferimenti all’acqua presenti in quasi tutti i suoi messaggi inviati alla polizia americana «non sarebbero altro che macabri giochi sul proprio cognome». Per l’appunto Joe o Giuseppe Bevilacqua.

La Procura ha preso la notazione pari pari e l’ha trasmessa a quella di Firenze. E la cosa è finita sul tavolo del procuratore aggiunto Luca Turco che ha ereditato l’inchiesta.

Certo quando c’è una segnalazione precisa vanno fatti accertamenti scrupolosi. Joe Bevilacqua, che adesso ha 82 anni, non è più a Firenze, neppure in Toscana, forse in Italia. Andrà rintracciato, interrogato, un giorno magari anche perquisito all’interno di una inchiesta che di clamorose bufale, fantomatici mostri, orridi depistaggi e amenità del genere, era già stufa.

Senza contare i danni che fake news e false denunce hanno fatto. Ci viene in mente quel povero macellaio fiorentino che era stato additato da alcune lettere anonime come il mostro e che alla fine, incolpevole, si era suicidato. Oppure quell’altro poveretto che somigliava alla persona di un identikit del mostro ancora senza nome, prima di Pacciani e compagni, che si era presentato all’allora Sam, squadra antimostro, dicendo: «Arrestatemi. Assomiglio all’uomo dell’identikit e la gente mi scruta e mi evita. Tenetemi dentro e controllate tutto fino in fondo. Poi fate un comunicato per dire che non sono io».

E vogliamo parlare anche di sensitivi e sensitive, di persone che si autoproclamavano detective o addirittura criminologi accusando ogni categoria di persone di essere il mostro? Medici, giudici, avvocati, pubblici ministeri i più ‘gettonati’ ma non sono mancati neppure scrittori, alti funzionari del ministero dell’Interno. Anche Cappuccetto Rosso e i tre porcellini hanno rischiato molto.

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