
FIRENZE
Dalla Uno Bianca all’omicidio Marta Russo. Nella serie Crime Doc targata Rai Documentari non poteva mancare il giallo per cellenza. "Il Mostro di Firenze: Quel silenzio che non tace - Bugie e verità", una coproduzione Rai Documentari e Verve Media Company, va in onda domani sera in prima serata su Rai 2. Il documentario sarà preceduto da un’anteprima in cui Gianrico Carofiglio, scrittore ed ex magistrato, a condurrà lo spettatore dentro al racconto di questa drammatica vicenda. Tra i contributi, anche quello dei giornalisti de La Nazione Amadore Agostini e Stefano Brogioni. Nessun fatto di cronaca nera ha spaventato tanto le famiglie italiane come i delitti del Mostro di Firenze e nessun’altra inchiesta ha diviso così tanto l’opinione pubblica e la magistratura, e continua anche oggi a far discutere. Una storia potente ed oscura che ha riempito trasmissioni tv e pagine di giornali diventando il primo caso criminale ad inaugurare la spettacolarizzazione mediatica della giustizia nel nostro Paese. Le sentenze in tre differenti gradi di giudizio hanno stabilito che quello di Firenze è un Mostro a tre teste, quelle di Pacciani, Vanni e Lotti. Ma la verità processuale coincide con la realtà dei fatti? Oggi ad oltre 50 anni dal primo omicidio, la docuserie si pone queste domande e ripercorre il "romanzo" del Mostro di Firenze, raccontando le indagini con le sue tante piste, le guerre tra le procure, la psicosi del mostro negli anni ‘80, il processo Pacciani e quello ai “Compagni di merende“, attraverso le testimonianze dei protagonisti e le preziose immagini di repertorio video fotografiche che raccontano un’epoca. Grazie a un’attenta e scrupolosa rilettura delle indagini, delle prove, delle testimonianze e degli atti processuali, e attraverso l’analisi delle scene del crimine da parte di tecnici, testimoni ed esperti, si ripercorreranno le dinamiche di alcuni di quei delitti mettendoli a confronto appunto con le evidenze investigative e processuali. Perché ci sono solo due certezze: che la stessa pistola, una Beretta calibro 22, ha stroncato ben 16 vite lasciando dietro di sé una lunga scia di sangue e di interrogativi e che per sei vittime - Sagginale, Mosciano e Calenzano - nessuno, ad oggi, è stato condannato.