
di Stefano Brogioni
Firenze
C’è una nuova data per lo sfratto della moschea: è quella del 27 aprile. Ma anche stavolta potrebbe non coincidere con l’abbandono del fondo di Borgo Allegri da parte della comunità islamica. Anche se, a questo punto, sarebbe soltanto questione di tempo.
Per il fondo dell’ex Cassa di Risparmio, all’angolo di via Martiri del Popolo e piazza dei Ciompi, aldilà delle posizioni di facciata, c’è una trattativa ormai intavolata, anche se in molti avrebbero preferito fosse rimasta nell’ombra.
Ma anche se l’affare andasse in porto, i tempi necessari non saranno brevi.
E quindi, cosa accadrà il 27 aprile, giusto alla fine del sacro mese del Ramadan? La Finvi, proprietaria del fondo, ha esaurito la pazienza. E non da ora.
Tuttavia, la comunità islamica punta a ottenere una ulteriore dilazione. Proprio presentando la documentazione relativa all’operazione in corso in un fondo che dista qualche metro dall’attuale. Proprio per la sua ubicazione, sarebbe una soluzione gradita sia ai fedeli - abituati a raggiungere quel luogo per le abituali preghiere - che all’amministrazione comunale, che non si troverebbe mal di pancia di residenti tipo quelli che erano già cominciati in seguito ai rumors sul trasferimento all’ex cinema Colonna di lungarno Ferrucci.
Non circolano cifre precise sul costo della possibile operazione: il costo sarebbe intorno al milione di euro.
La comunità dell’imam Izzedin Elzir acquisterebbe l’immobile – che è posto su due piani –, in parte con i suoi risparmi, in parte accendendo un mutuo. I locali necessitano anche di un adeguamento alle esigenze della comunità di fedeli.
Ma il tempo è tiranno. La soluzione che a questo punto sembra la più percorribile non sarà certo pronta fra meno di un mese e allora, all’appuntamento del 27 aprile prossimo, potrebbe tornare quel clima di tensione già assaggiato lo scorso dicembre.
Oppure, la comunità islamica che è al momento sotto sfratto potrebbe ottenere a tavolino un rinvio dimostrando al presidente della corte d’appello Alessandro Nencini (l’esperto giudice del Palazzo di giustizia di Firenze che si è lodevolmente preso in carico la non semplice questione) la corposità della trattativa in corso.
Di sicuro, per rinviare ancora una volta l’esecuzione dello sfratto serve qualcosa di concreto, non soltanto promesse o buoni propositi.
Per questo motivo, sono stati mesi frenetici, e peraltro non ancora terminati, per il capo spirituale degli islamici fiorentini.
Mesi passati a visionare fondi, quasi nessuno però con le caratteristiche giuste: o troppo piccoli - anche quello di piazza dei Ciompi non è infatti grandissimo - oppure troppo ampi e quindi troppo cari per le tasche della comunità islamica.