Momi, leader "ioapro", rischia la chiusura definitiva del ristorante

Il comune fa partire l'iter. Momi: "Continuerò ad aprire all'infinito"

Momi El Hawi, titolare di un ristorante in via Baracca e leader di ’Io Apro’

Momi El Hawi, titolare di un ristorante in via Baracca e leader di ’Io Apro’

Firenze, 12 maggio 2021 - E' uno dei leader del movimento "IoApro", ma ora il suo locale rischia la chiusura definitiva. Sul ristorante-pizzeria di Momi Tito El Hawi, in via Baracca, il Comune di Firenze, "d'intesa con la prefettura", passa alle maniere forti e avvia il procedimento e gli atti "necessari per la chiusura definitiva dell'attivita'", e' scritto in una nota diffusa da Palazzo Vecchio. Il motivo? Le "numerose violazioni alle normative anticovid e inosservanza dei provvedimenti di sospensione dell'attivita'". Violazioni che "riguardano la reiterata inosservanza dell'obbligo di rimanere chiuso e la rimozione dei sigilli apposti al locale, chiara manifestazione del dispregio delle regole di condotta a presidio della salute e della sicurezza pubblica e dei criteri di leale concorrenza che dovrebbero orientare il comportamento non solo di chi opera in un delicato settore del commercio pubblico ma di qualunque cittadino", si spiega dall'amministrazione, che ha gia' notificato l'azione all'imprenditore. Imprenditore che non ci sta. Si dice pronto alla 'battaglia legale' e a continuare nella linea rodata in questi mesi: restare aperto. "Per quanto mi riguarda tutte le chiusure imposte sono illegittime", cosi' come "i sigilli. Di conseguenza lo e' anche il provvedimento" odierno, spiega all'agenzia Dire. "Stiamo parlando con chi di dovere per cercare di capire come risolvere le cosa" e, senza un esito positivo, "andremo per vie legali. Io comunque- assicura- rimango aperto e continuero' ad aprire all'infinito il mio locale: hanno gia' messo sette volte i sigilli e sette volte li ho levati. Vado avanti per la mia strada perche' quando sei dalla parte del giusto puoi fare qualsiasi cosa. Queste purtroppo non sono leggi da rispettare, perche' fatte senza curarsi della compressione dei diritti costituzionali".

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