Natale, il cardinale Betori: “Il mondo non deve essere condannato alla violenza. Cambiamo la rotta”

Le parole dell’omelia durante la messa in Duomo a Firenze

Il cardinale Giuseppe Betori officia la messa di Natale (New Press Photo)

Il cardinale Giuseppe Betori officia la messa di Natale (New Press Photo)

Firenze, 25 dicembre 2023 – Parte “dall'annuncio degli angeli ai pastori a Betlemme” l'omelia proclamata in Cattedrale nella notte di Natale dall'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori. “Sono così tante le offese alla pace attorno a noi per non sentire questa rivelazione come una fonte di gioiosa speranza. Sono parole che ci svelano che questo nostro mondo non è condannato inesorabilmente alla tragedia della violenza: nelle guerre che insanguinano tante regioni del mondo, travolgendo i diritti umani e il diritto dei popoli; nei rapporti tra uomo e donna, quando la volontà di possesso giunge fino al crimine del femminicidio; nella diffusa violenza che si propaga nella società, in specie tra i giovani; nella non meno rovinosa violenza delle parole, che inquina i rapporti e la corretta visione delle cose”, ha detto Betori.

"Non siamo condannati a tutto questo, non perché abbiamo in noi le risorse per cambiare la rotta, ma perché l'amore di Dio non ci abbandona e da questo amore possiamo trarre le risorse perché la pace torni a regnare sulla terra”, ha continuato.

"Nella nascita del Figlio di Dio in condizioni di estrema povertà, si potrebbe dire anche di disumanità, c'è la condanna di ogni modo con cui gli uomini pensano di raggiungere la pace: quando si propongono di sottomettere un altro popolo al proprio ordine; quando rifiutano la convivenza con un altro popolo, considerandosi gli uni gli altri non figli di un unico padre, e quindi fratelli, ma nemici per sempre; quando si nega la libertà dell'altro, in specie dell'altra, per ridurla in proprio potere; quando si cerca di imporre agli altri la propria opinione e ciò che conviene ai più forti, con il peso delle convenzioni sociali, del pensiero unico, del politicamente corretto, del consenso dei più”, ha concluso il cardinale.

"Ma se la pace non è solo la tranquillità dell'ordine, bensì il bene di ciascuno e di tutti, gli scenari delle situazioni in cui la pace viene di fatto ferita si allargano ben oltre. Solo per richiamarne alcune: le crisi di aziende in cui non si trova la strada per cercare insieme soluzioni che garantiscano il lavoro e il futuro di tante famiglie, e qui la nostra viva preoccupazione è per l'ex-Gkn e su altre aziende del territorio in difficoltà; la mancanza di alloggi accessibili a tutti, un problema da affrontare dando alla casa un ruolo prioritario negli assetti urbanistici delle nostre città, a cui poi far corrispondere adeguati servizi che facciano da sostegno a un tessuto sociale umanamente sostenibile - ha continuato il cardinale -; le condizioni inumane delle nostre carceri, in cui si punisce ma non si sostengono adeguati percorsi di recupero che portino alla rigenerazione umana e sociale dei detenuti, scatenando quindi l'inesorabile reiterazione dei reati; la povertà educativa che segna le nuove generazioni, in cui la dipendenza dal mondo dei social prende il sopravvento su tutte le agenzie educative tradizionali - famiglia, scuola, le stesse comunità parrocchiali -, esse stesse in crisi a vario titolo, a causa della caduta di credibilità degli adulti. Potremmo continuare a lungo”.

"La risposta che viene da Betlemme è anzitutto a un cambiamento di sguardo, quello che Papa Francesco sollecita con il richiamo a guardare i problemi a partire non dal centro - politico, economico, culturale, anche ecclesiale, ecc. - ma dalle periferie. Il rovesciamento di prospettiva è il primo passo da fare. Poi dobbiamo far tesoro di quanto abbiamo ascoltato dal profeta Isaia nella prima lettura della Messa: il bambino che è 'nato per noi’ è il 'Principe della pace’ (Is 9,5) e la sua sovranità, cioè il suo potere di portare pace al popolo ha tratti chiari e vincolanti: liberazione da ogni oppressione per dare volto a una reale fraternità; eliminazione di ogni violenza per dare spazio alla forza della mitezza e dell'umiltà - ha continuato Betori -; costruzione di rapporti personali, sociali e tra i popoli secondo diritto e giustizia, in forza della illuminazione delle realtà in gioco secondo verità, combattendo manipolazioni e confusioni interessate, che stravolgono i diritti delle persone per interessi individuali o di gruppi”.

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