
Influenza
Firenze, 6 gennaio 2022 - C’è anche il ritorno delle sindromi influenzali che fa crescere la richiesta di tamponi. I sintomi, soprattutto quelli d’esordio, sono sovrapponibili a quelli del Covid: l’unico modo per fare diagnosi differenziale, escludendo che si tratti del virus pandemico, è effettuare il test. Dopo un anno in cui l’epidemia influenzale non era praticamente pervenuta per la minore intensità di scambi sociali (con lunghi periodi di zone rosse e arancioni) e l’attenzione alla prevenzione con distanziamento e mascherine, in questa stagione i virus influenzali e parainfluenzali sono tornati prepotentemente protagonisti. L’osservatorio InfluNet, il sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza – coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità con il sostegno del ministero della Salute – nel bollettino della settimana tra il 20 e il 26 dicembre stima che in Italia ci siano stati 289.200 casi di influenza contro i 258.143 casi di Covid registrati nel nostro Paese nei medesimi sette giorni. In Toscana in quella stessa settimana i casi stimati di sindromi influenzali sono stati 21mila, contro i 16.939 di Covid che poi nei sette giorni successivi sono letteralmente esplosi salendo a 68.677. Il bollettino InfluNet non viene aggiornato in tempo reale, come invece accade per il coronavirus, ma con buona probabilità dalla settimana di Natale i casi di influenza sono ulteriormente aumentati, almeno così sostengono i medici di famiglia che poi sono le sentinelle sui territori dell’osservatorio nazionale.
L’epidemia influenzale ha già raggiunto un numero significativamente alto di casi per il periodo preso in osservazione, non solo rispetto alla passata stagione che fa poco testo, ma anche in assoluto, confrontando i numeri dei casi nelle stagioni a partire dal 2004-2005. Causa della maggiore diffusione dei virus simil influenzali rispetto alla passata stagione, in cui furono praticamente assenti, oltre all’aumentata circolazione di persone e ai molti contatti con amici e parenti, rispetto al periodo in cui eravamo in semi lockdown, è l’attenzione abbassata a tutte le misure di prevenzione, dal distanzamento alla mascherina all’igiene delle mani. Le mascherine sono obbligatorie anche all’aperto, su tutto il territorio nazionale, a prescindere dai colori delle regioni, tuttavia anche in zone molto affollate si vedono tante persone che non la indossano.
Il ritorno dell’influenza, con casi in crescita soprattutto Toscana dove l’incidenza era già a 5,68 per mille abitanti nella settimana di Natale. Peggio in Emilia Romagna (8,67), Lombardia (7,30), Umbria (7,12) Piemonte (6,86) determina ulteriore caos nella richiesta di tamponi per diagnosi differenziale.
Conforta il fatto che, diversamente da quanto annunciato nell’estate scorsa, i ceppi influenzali in cicrolazione non sono più aggressivi rispetto a quelli circolanti nella stagione 2019-2020. «Il livello di incidenza delle sindromi simil influenzali è sopra la soglia basale in 12 regioni – si legge nel report InfluNet – Nella stagione 2019-2020, l’ultima in cui è stata osservata un’epidemia, nella settimana di Natale, il livello di incidenza era inferiore a quello dell’attuale stagione".
Ancora lontana dai picchi raggiunti nelle altre stagioni, l’influenza solamente nel 2009-2010, nel 2016-2017 e nel 2017-2018, aveva fatto registrare più casi nella 51esima settimana dell’anno, quella di Natale. Siamo ancora in tempo a correggere l’andamento della curva. Una maggiore attenzione alle misure di prevenzione sarebbe un aiuto prezioso anche per attenuare l’avanzata, ormai dilagante, dei casi di Covid.