REDAZIONE FIRENZE

Mediterraneo, da Alessandria a Firenze: "Il sogno continua"

A Medì l'intervento del giovane segretario della Comunità islamica toscana

Hamdan Al Zeqri (a sinistra) e Mohamed Abou El Ela (foto da fb)

Firenze, 13 giugno 2022 - Oggi il Mediterraneo ha diversi muri ed è un cimitero per tanti migranti che non hanno raggiunto alcuna sponda. Ci vuole una sorta di Piano di ripresa e resilienza delle Città del Mediterraneo che non si tirano fuori dalla storia, anzi forse più di altre sono costrette ad uscire, a guardare oltre sé, a comprendere le migrazioni che portano la Storia nei porti e da lì nei Paesi. Mohamed Abou El Ela è nato nel '99, è al terzo anno di giurisprudenza ed è il giovanissimo segretario della Comunità islamica di Firenze e della Toscana. E' fiorentino di nascita e di Alessandria d'Egitto d'origine.. "Tutto è nato da un sogno", ha raccontato a "Medì", il convegno della Comunità di Sant'Egidio che ha richiamato a Livorno interlocutori di tante città del Mediterraneo per interpretare la loro vocazione nel mare agitato dalla storia. Con lui anche Hamdan Al Zeqri, 36 anni, vice presidente della Comunità islamica e imam nel carcere di Sollicciano, che nella giornata cittadina per la pace ha invece fatto sentire la voce dello Yemen dimenticato. Nel 2016 Mohamed visitò Alessandria: "Ero elettrizzato nel tornare nel paese dei miei genitori. Un solo episodio in quel mese di luglio, cambiò la mia vita. Era una giornata molto calda e litigai con mia nonna. Preso dalle mie emozioni scesi di casa e andai lungo la costa e cominciai a camminare". Dopo ore e ore di cammino "vidi uno spettacolo bellissimo: un'enorme chiesa di fronte ad una altrettanto grande moschea. Sembrava possedessero la stessa altezza, ma la cosa che mi segnò fu quando vidi un fratello cristiano uscire da quella chiesa e incontrarsi con un fratello musulmano. Fu una scena bellissima. Vederli assieme, per andare chissà dove, magari a bere semplicemente del tè. Pregai". Quando tornò a Firenze Mohamed ebbe “un solo obbiettivo: ricreare quella scena a Firenze. Allora cominciai a cercare una moschea e ne trovai una in centro. Mi persi più di quattro volte nel trovarla, ma alla fine cominciai a frequentarla dalla mattina alla sera. Familiarizzai con i custodi, i quali un giorno mi dissero di dar loro una mano nel mettere le sedie nella sala di preghiera. Lo feci senza far domande". Si preparava un incontro con l’imam, il rabbino e un fratello cristiano: "Stavo assistendo al dialogo che volevo creare e che in realtà già esisteva da molti anni". E' già realtà, ma il sogno continua.

Michele Brancale