REDAZIONE FIRENZE

Mantignano, Ugnano, Pontignale L’ultima frontiera della campagna

Un’ampia zona verde tra l’Isolotto, Ponte a Greve e Scandicci dove resistono borghetti, sentieri e giardini. Aspettando la ciclovia dell’Arno, persistono i problemi: dai collegamenti con i bus inefficaci alle zanzare.

Mantignano, Ugnano, Pontignale L’ultima frontiera della campagna

Si narra che Amantinius (che proviene da Amantia, oggi Selenizza, in Albania), Aunius (nome latino di derivazione etrusca) e Sollicitus (inquieto, ma anche inarrestabile) erano tre valorosi centurioni romani. Come consuetudine ai veterani, al momento dell’honesta missio, il congedo, si dava una agraria missio, un podere di 50 ettari: la centuria, la loro pensione. Dai loro nomi sarebbero nati Mantignano, Ugnano e Sollicciano. I tre ufficiali non potevano immaginare che due millenni dopo i loro poderi sarebbero diventati periferia della lontana Florentia. Periferia che però, tra tutte, avrebbe mantenuto più intatto l’originario tessuto agricolo e poderale, campi punteggiati di borghi. Certo una struttura urbana così rarefatta, dove la campagna domina ancora e i campi si alternano a giardini e sentieri, dentro Firenze è unica: "Qui ho avuto un’infanzia fantastica – dice una ventenne –. Adesso vivo a Roma e capito di rado, ma capisco quanto sono stata fortunata a non crescere in una grande città". Zona perfetta per il trekking urbano riscoperto durante la pandemia, roba da far impazzire il turismo nordeuropeo, eppure non se ne fa marketing. Attaccata a Firenze, in piena campagna, tutto in pianura, puoi arrivare in centro lungo Arno e Greve senza mai staccare dal verde, ma anche perderti tra borghetti e parchi incredibili come quello degli animali, 200mila euro stanziati per l’espansione. Ad accendere il motore sarà forse la prossima ciclopista dell’Arno.

Non è tutto rose e fiori: chi conosce queste strade le usa per tagliare Ponte a Greve, il nuovo passante ha migliorato la viabilità ma anche prestato spalla a chi pesta sull’acceleratore: "Passano a 140 all’ora, fanno il pelo ai tavolini – dicono al bar di via Santa Berta – quattro volte l’anno prendono il marciapiede, per fortuna non c’erano pedoni, servono velocar e paletti di protezione". Qui o ti muovi in auto o devi aver tempo: "Ad arrivare alla stazione con i mezzi pubblici ci vuole un’ora, il 44 fa poche corse", è il coro. A tanta campagna strappata alla palude poi corrispondono nugoli di zanzare: "Abbiamo giardini bellissimi, ma chi li vive d’estate?". I tre centurioni non potevano immaginare che altri soldati sarebbero tornati a fare il saluto romano qui, però seminando terrore. La guerra in questi borghi ha picchiato duro, lo ricorda la scritta degli Alleati che sarà salvata dall’abbattimento dei Ponte dei Cazzotti (tanto stretto che gli ortolani che si incrociavano facevano ai cazzotti per decidere chi doveva fare retromarcia al ciuco). Ma lo ricorda anche il parco ai caduti di Mantignano, partigiani morti il 4 agosto ‘44 salvando l’acquedotto dalle mine naziste. Saranno commemorati il 29 aprile nelle celebrazioni di Aprile resistente.

Carlo Casini