Maggio, quel “mascalzone“ di Lulli

Il maestro Federico Maria Sardelli rende omaggio all’artista fiorentino con un concerto insieme a raffinati solisti

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di Chiara Caselli

Mascalzone sì, ma geniale: a tal punto che tutta la musica francese dalla metà del Seicento alla Rivoluzione dell’89 gli è debitrice ed anche Bach e Händel lo presero a modello.

Giovan Battista Lulli, nato a Firenze nel 1632, approdò a Parigi a quattordici anni come ballerino, violinista e attore; divenne amico intimo di Luigi XIV, che tenne a battesimo i suoi figli e lo nominò suo segretario personale. Una lunga collaborazione lo legò a Molière: un sodalizio miseramente terminato con un vile tradimento ordito dal musicista ai danni del grande commediografo. Un personaggio non proprio opportunista e spregiudicato, ma dotato di un talento vulcanico che lo portò a rivoluzionare generi, forme e linguaggi e ad affermarsi, al pari di Monteverdi, come il più grande musicista del suo secolo.

Domenica alle 17, nella Sala Mehta del Teatro del Maggio, Federico Maria Sardelli, che di Lulli è fra i più autorevoli interpreti a livello internazionale, rende onore ad un artista poco conosciuto e raramente eseguito. Al suo fianco, insieme all’Orchestra del Maggio, i solisti Elena Bertuzzi, Rui Hoshina, Emma Alessi Innocenti, Aco Bišcevic, Alessio Tosi, Mauro Borgioni ed il Coro da Camera Ricercare Ensemble.

Preludio alla serata è un omaggio dello stesso Sardelli, in perfetto stile lulliano ed in prima esecuzione mondiale: la "Suite composée à la mémoire immortelle de l’incomparable M:r De Lully" per orchestra. L’arte di Lulli completa il programma. "Eseguiremo delle pagine di straordinaria bellezza e di grande forza espressiva – spiega Sardelli - anche se so di essere partigiano nel dirlo. Lulli è un compositore fiorentinissimo di cui in Italia ci siamo quasi dimenticati. Il primo brano è la grande "Passacaille d’Armide", parte finale di una delle tragédies lyriques di maggior successo: pezzo breve ma assai commovente. La seconda parte volge verso il sacro e presenta il petit motet Omnes gentes LWV 7710, per 2 soprani, basso e basso continuo, e il meraviglioso Te Deum LWV 55, grand motet per soli, piccolo coro, grande coro e orchestra, composto nel 1677 in occasione del compleanno del Re Sole. Una pagina al contempo taumaturgica e assassina: nel 1687, durante le celebrazioni per la guarigione del re da una grave malattia, Lulli si ferì il piede battendo a terra impetuosamente il tempo con la mazza. La ferita si infettò ma il musicista si oppose con orgoglio all’amputazione, e la cancrena lo portò dopo poco alla morte".

Il concerto è in collaborazione con l’Istituto Giovanni Battista Lulli, fondato il novembre scorso per i 390 anni dalla nascita del compositore e diretto dallo stesso Sardelli.

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