
Luca Bindi
Firenze, 7 giugno 2018 - Un "pianetino" si chiama proprio come lui. Che bella soddisfazione per Luca Bindi, originario di Prato, professore di Mineralogia e cristallografia all’Università di Firenze. Dopo gli innumerevoli riconoscimenti per aver scoperto i quasicristalli, minerali unici a metà tra lo stato cristallino e stato vetroso, di una composizione chimica ritenuta prima impossibile in natura, e dopo che alcuni colleghi di Bari gli avevano già dedicato un minerale trovato alle isole Eolie (lucabindiite), ecco che è arrivata la ciliegina sulla torta di una carriera strepitosa. «Tutto è iniziato un annetto fa, quando feci un seminario all’Osservatorio astronomico di San Marcello Pistoiese – racconta il docente –. Fu in quell’occasione che il direttore del centro, Luciano Tesi, mi propose di provare ad intitolare a me, per i miei meriti scientifici, uno dei pianeti da lui e dal suo staff scoperti nel 2010».
Per il docente del dipartimento di Scienze della terra, che precedentemente ricopriva il ruolo di curatore al Museo di Storia Naturale dell’Ateneo fiorentino, una proposta meravigliosa, di cui andar fieri. «Ovviamente ho accettato subito, onorato del fatto che avessero pensato proprio a me», racconta il professore. Ecco che a quel punto è iniziato il non facile iter per l’intitolazione. Dopo quasi un anno, il 31 maggio scorso, la bella notizia: nella fascia degli asteroidi, quella comune tra Marte e Giove, da dove derivano quei frammenti di meteoriti che rendono indimenticabile la notte di San Lorenzo, c’è un pianeta che si chiama Bindiluca. Se si va sul sito del Minor Planet Center, si trova tutta la storia del pianeta, una biografia del prof e le coordinate e i punti d’osservazione. «Proprio una grande soddisfazione – dice Bindi –. Mi pareva già tanto avere un minerale intitolato a me. Al pianeta non avrei davvero mai pensato».
Elettra Gullè