Lo studio di Arbasino rivive al Vieusseux con i mobili originali

Inaugurato l’allestimento dell’archivio donato dallo scrittore. La vicesindaca Alessia Bettini: "Un ponte sulla conoscenza"

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Libri, cataloghi, plaquettes, appunti, fotografie, una selezione di opere d’arte, la sua macchina da scrivere elettronica: è la Sala Arbasino, inaugurata nella sede dell’Archivio Contemporaneo Bonsanti del Gabinetto Vieusseux, a Firenze, frutto delle disposizioni testamentarie di Alberto Arbasino, scomparso nel marzo 2020, grazie alle quali si è potuto ricostruire nei minimi particolari il suo studio con arredi e mobili originali, già nell’abitazione romana dello scrittore, giornalista, poeta, critico teatrale e politico. Nell’occasione hanno ricordato la sua figura, gli interventi del critico letterario Antonio D’Orrico, e degli storici dell’arte Anna Ottani Cavina e Carlo Sisi. Il Gabinetto Vieusseux ha ricevuto in dono l’archivio privato dello scrittore, la biblioteca, arredi e opere d’arte: la sala è stata allestita nel corso dell’estate, nella sede dell’Archivio a Palazzo Corsini Suarez. "Quando penso alla cultura e alla storia di Firenze, immagino un ponte sulla conoscenza, vogliamo essere un grande contenitore inclusivo", ha affermato il vicesindaco di Firenze Alessia Bettini, presente all’inaugurazione, come anche gli eredi dello scrittore.

La scelta dell’autore è stata "il frutto di una riflessione che con la sua sensibilità e la sua intelligenza ha condotto nel tempo", ha spiegato Gloria Manghetti, direttrice del Gabinetto Vieusseux, ricordando che Arbasino "aveva una consuetudine con Firenze, andava al Teatro del Maggio, veniva a vedere mostre, e amava il Gabinetto Vieusseux. Negli anni della direzione di Enzo Siciliano ci chiese di venire a visitare proprio questo archivio. Mi ha colpito vedere, fra le carte che conserviamo, le lettere tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, quando a più di 80 anni ha iniziato a fare una riflessione sul destino da dare a tutta questa documentazione: con persone amiche cercava di comprendere, valutare il luogo dove lasciare tutto questo, e iniziò a prendere contatti con le varie istituzioni preposte alla memoria del ‘900".

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