Lo scandalo degli appalti Anas. Indagato Denis, il figlio ai domiciliari

La società di Verdini jr avrebbe facilitato le ditte a vincere le gare attraverso l’accesso a informazioni riservate. Misura cautelari per altre quattro persone, focus sull’affidamento di lavori per 180 milioni di euro.

di Pietro Mecarozzi

Informazioni riservate ad imprenditori che puntavano a vincere appalti con l’Anas. È questo il cuore dell’indagine avviata nella primavera dello scorso anno dai pm di Roma e che ha portato ieri all’emissione della misura degli arresti domiciliari per Tommaso Verdini, il figlio dell’ex parlamentare berlusconiano Denis. L’ipotesi della procura della Capitale è di corruzione, traffico di influenze illecite e turbativa d’asta. In tutto sono cinque le persone ai domiciliari, e per gli stessi reati è stata disposta la misura interdittiva della sospensione dallo svolgimento del pubblico ufficio nei confronti di un dirigente e un funzionario di Anas. Dalle carte spunta anche il nome di Denis Verdini, che risulta indagato.

L’ex delfino di Berlusconi, nonché padre della compagna del vicepremier Matteo Salvini, poche settimane fa è stato condannato dalla Corte di Cassazione a 5 anni 6 mesi per bancarotta fraudolenta nel fallimento della Società Toscana di Edizioni che pubblicava il Giornale della Toscana. A inizio settembre, inoltre, era trapelata la notizia che Denis avesse violato i domiciliari (ai quali è ancora sottoposto), approfittando di permessi medici – tra ottobre 2021 e gennaio 2022 – per incontrare politici e frequentare luoghi dove non sarebbe dovuto essere.

Mentre il figlio (cresciuto a Firenze), fondatore del marchio Pastation, un ristorante specializzato in pasta, e a capo della società di lobbing Inver (al centro dell’inchiesta), nel luglio scorso era stato perquisito dalla guardia di finanza insieme all’ex ad Simonini e altri cinque alti dirigenti di Anas, indagati anche loro a vario titolo per traffico di influenze e corruzione. Nello specifico, si legge in una nota della procura di Roma, a finire sotto i riflettori sono state le "commissioni di gara per l’affidamento di lavori per il risanamento strutturale di gallerie, per un importo complessivo di 180 milioni di euro".

Secondo l’ipotesi accusatoria, Verdini, utilizzando la Inver, facilitava le ditte a partecipare e a vincere appalti con l’Anas attraverso l’accesso a informazioni riservate. Queste notizie sui bandi di gara, si legge ancora, Verdini le apprendeva dai dirigenti Anas, finiti nell’indagine, in cambio di denaro. Gli indagati "erano in grado (anzi sono stati in grado) grazie ai loro ‘agganci politici e conoscenze all’interno di Anas’ e ad un sistema di scambio di reciproci favori, di avvantaggiare i propri clienti nell’aggiudicarsi gare", scrive il gip di Roma Francesca Ciranna nell’ordinanza con cui ha disposto gli arresti domiciliari. Nel procedimento, invece, non sono in alcun modo coinvolti i massimi vertici di Anas.

Per il gip, inoltre, "dalle indagini è emersa la sussistenza di un sistema corruttivo forte e stabile che ha portato ad una turbativa delle gare per importi milionari. Gli indagati – scrive – hanno operato con pubblici ufficiali e con i privati loro clienti mettendo a disposizione i loro rapporti stretti con pubblici ufficiali in posizioni apicali all’interno di Anas e delle strutture pubbliche, di volta in volta, coinvolte nelle procedure di interesse dei clienti". Nel corso dell’attività di indagine è emerso infine che "Denis e Tommaso Verdini insieme con altri indagati a seguito delle perquisizioni subite – si legge – si stavano adoperando in concreto per proseguire il rapporto con gli imprenditori, interponendo una ulteriore società per mettersi al riparo dalle conseguenze penali del loro agire illecito".