REDAZIONE FIRENZE

"L’incendio al drappo? Pensavo a Jan Palach"

Dopo il carcere per l’incendio al David, parla il ceco Vaclav Pisvejc: "Quel telo era brutto e nessuno aveva il coraggio di toglierlo"

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Pronto, Vaclav? Dove si trova? "Sono a Greve, in un hotel, a Firenze per ora non posso tornare e non ho altro posto dove stare". Pisvejc, l’artista che contesta gli artisti finito in carcere per aver incendiato il drappo nero che copriva la copia del David di piazza Signoria in segno di lutto per la guerra, è in esilio fuori dal Comune di Firenze. Lo ha stabilito il giudice, che dopo due giorni e due notti in carcere, gli ha applicato questa misura cautelare più soft.

Era mai stato in carcere?

"Mai, è la prima volta"

Si è pentito per quello che ha fatto?

"Tutto è successo velocemente. Non mi dispiace, doveva essere così"

Quindi lo rifarebbe?

"No, certo che no. Questa era l’occasione. Sono contento di aver fatto questo gesto".

E perché l’ha fatto?

"C’era la polemica forte contro il drappo, tutti erano molto diplomatici a non dire ’levate questo telo tanto nessuno vi crede che siete sinceri’ allora ho risolto il problema e ho dato il fuoco a quel telo. Volevo dare un significato più forte per ricordare Jan Palach che si è sacrificato contro la invasione sovietica nel mio paese, la Cecoslovacchia, nel 1969. Quel telo nero era anche molto brutto".

Però è una cosa anche pericolosa, lo sa?

"Lo so, ho rischiato molto"

C’è il danno all’opera, poteva farsi male e potevano farsi male altre persone.

"Lo so, lo so, ma ho calcolato tutto. I costi, i rischi, credimi, ma l’idea era così forte di ricordare Jan Palach che si sacrificò bruciandosi che ho sentito il bisogno di farlo. Oggi invece per la guerra, per Putin, ne vengono sacrificate tante di vite. Volevo mostrare che una volta, 50 anni fa, un individuo non ha esitato a dare la sua vita contro l’invasione".

Avrà tanti processi da affrontare adesso.

"Di sicuro, sì"

Pronto a difendersi?

"Ho un avvocato che mi difenderà, spero"

Sta mica preparando qualche altra ’azione’?

"No, no, basta fare le cose adesso"

Sta lavorando, sta creando?

"Non posso dipingere, come facevo tutti i giorni, perché la mia attrezzatura è rimasta a Firenze. E allora sto scrivendo un.. come si dice.. foglio"

Un diario?

"Un diario sì. Dal 13 marzo, quando ero in carcere, sto finendo. Te lo manderò. Tutti i giorni scrivo un foglio, ho iniziato nella mia cella. Non avevo una penna, ho trovato uno stilo e ho cominciato a graffiare i miei pensieri su una superficie"

Com’è stato il carcere?

"E’ stata dura, ero da solo, senza la tv, l’unica cosa che potevo fare era camminare avanti e indietro".

Va bene, grazie Vaclav.

"Ma allora hai caapito? Io volevo ricordare Jan Palach, ma non è stato capito. Loro pensavano che volevo fare solo guai. Ma io volevo fare un colpo visibile per quello che sta succedendo in Ucraina. Quel fuoco vivo qui, è più reale delle immagini in tv. Non volevo fare male a nessuno"

Però ora si dia una calmata...

"Ti giuro, non farò mai più niente. Basta".