di Monica Pieraccini
Freddie Mercury adorava il mosaico fiorentino e quel bouquet di fiori fatto con le pietre dure da Gaetano Bianchini, e diventato il piano di un tavolo in ebano intarsiato da Angiolo Barbetti, lo colpì a tal punto di acquistarlo all’asta qualche mese prima di morire. Adesso quel tavolo, realizzato con l’antica tecnica del commesso, sarà battuto da Sotheby’s a Londra il 6 settembre. L’opera dei due importanti artisti fiorentini dell’Ottocento, Bianchini e Barbetti, datata attorno al 1870, è stata valutata dalla casa d’aste londinese tra i 58 e gli 81mila euro. Un’opera unica e lo è anche di più perché appartenuta a una leggenda della musica, Freddie Mercury. E’ il lotto numero 2 degli oltre 1.500 cimeli ora in mostra da Sotheby’s e che andranno all’asta dal 6 all’8 settembre per volere di chi li ha ereditati, Mary Austin, ex fidanzata, amica e assistente del cantante dei Queen. Il tavolo (foto in alto) si trovava a Garden Lodge, nella sala all’ingresso della residenza londinese di Freddie e ci era arrivato nel 1991. Lui adorava le aste e aveva acquistato il tavolo fiorentino, che prima apparteneva ad un collezionista privato di New York, proprio da Sotheby’s. Ne era rimasto affascinato, come racconta l’allora direttore della celebre casa d’aste, Christopher Payne. "Ricordo - afferma parlando dell’incontro con Freddie - che si interessò molto al tavolo in pietre dure. Era affascinato dallo scrupoloso impegno necessario per realizzare ‘un quadro nella pietra’ floreale così complesso. Gli ho spiegato come anche io ero affascinato oggi dagli artigiani all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Con un occhio esperto potevano scegliere un campione di pietra non tagliato e modellarlo nella forma che volevano, utilizzando un arco di legno grezzo con un filo metallico per segare la pietra". "Freddie – prosegue Payne – era felice di sapere che anche i nostri artigiani del Derbyshire sapevano lavorare le pietre dure e l’intarsio, apprezzava entrambe le tecniche". L’arte dell’intarsio dei marmi e delle pietre dure, detta anche commesso di pietre dure, ha avuto una tradizione fenomenale a Firenze dove, attraverso le officine granducali fondate nel 1588, ha raggiunto vette incomparabili. A inizio Ottocento, produzione e creatività erano in calo, ma furono rilanciate dalle mani di artisti intraprendenti che lavoravano privatamente, come Gaetano Bianchini.
Formatosi all’Opificio, fu uno dei primi ad avviare un laboratorio privato di successo, in Canto de’ Nelli, e la sua fama lo portò alla visita dell’imperatore Nicola di Russia, che gli offrì l’incarico di direttore dell’Imperial Imperial Peterhof Factory. Luì rifiutò, ma suggerì di ricevere giovani apprendisti russi per insegnare la tecnica, cosa che fece. La base del tavolo, fatto di ebano e impreziosito da elementi di bronzo dorato, è invece sorta dalle sapienti mani di Barbetti. Nato a Siena nel 1805 da una famiglia di intagliatori, nel 1826-7 fondò un laboratorio a Siena, poi si trasferì nel 1841 a Firenze, dove ebbe crescente successo, partecipando a varie mostre internazionali tra cui la Great Exhibition del 1851 a Londra, con una grande specchiera in noce con colonne oggi nel Victoria and Albert Museum.