Le mani della camorra sui fondi Covid: il cuore del clan in una pizzeria di Firenze

Sottoposti all'interdizione dall'esercizio dell'attività professionale un commercialista di Prato e un consulente del lavoro di Nocera Inferiore

Bomba carta davanti al locale il 23 febbraio del 2021

Bomba carta davanti al locale il 23 febbraio del 2021

Firenze, 10 settembre 2021 - La bomba che lo scorso 22 febbraio danneggiò l'ingresso di una pizzeria a Firenze è un episodio di una guerra fra clan rivali iniziata a Nocera Inferiore (Salerno) ed esportata anche in Toscana. Perché è a Firenze che il clan Cuomo, rivale del gruppo di Piedimonte, aveva aperto un locale in franchising, 'Pizza Cozze e Baba': locale che ha beneficiato anche di contributi per il covid.

Ma l'attività era già finita nel mirino degli inquirenti, tanto che l'attentato avvenne quando davanti alla pizzeria era già piazzata una telecamera che aveva lo scopo di monitorare i movimenti di questa attività. Questo e altri episodi sono finiti dentro una maxi operazione di polizia e guardia di finanza, diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia fiorentina e coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia, guidata dal Procuratore Capo Giuseppe Creazzo.

Gli arrestati

Arresti, perquisizioni e sequestri oggi, 10 settembre, a Firenze e in alcune località delle province di Salerno, Prato, Latina, Verona e Potenza. Gli oltre 150 appartenenti alle forze dell'ordine hanno dato esecuzione a un provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Firenze, Antonio Pezzuti, che ha disposto 12 misure cautelari, di cui 7 in carcere, 3 ai domiciliari e 2 provvedimenti di interdizione dall'esercizio di attivita' professionali; queste ultime riguardano un commercialista e un consulente del lavoro, rispettivamente con studi a Prato e a Nocera Inferiore. Disposto anche il sequestro preventivo di conti correnti e somme di denaro. Il gip presso il Tribunale dei Minorenni di Firenze, Eugenia Di Falco, su richiesta del Procuratore Capo della locale Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni, Antonio Sangermano, ha altresi' disposto la misura del collocamento in comunita' nei confronti di un minore. I provvedimenti sono stati adottati all'esito di indagini coordinate dal Sostituto Procuratore Distrettuale di Firenze Leopoldo De Gregorio ed eseguiti congiuntamente dalla Squadra Mobile della Questura di Firenze e dal Gico (Gruppo di Investigazione sulla Criminalita' Organizzata) della Guardia di Finanza di Firenze, in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo, con le Squadre Mobili di Salerno, Potenza, Verona, nonche' con lo Scico e con i Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Salerno, Prato e Latina.

Il clan Cuomo

Nell'ambito dell'operazione condotta da polizia e guardia di finanza contro membri del clan Cuomo, sono finiti in carcere i fratelli Michele (già detenuto a Poggioreale) e Luigi Cuomo, 40 e 39 anni, quest'ultimo titolare della pizzeria di Firenze, "Pizza Cozze e Baba'" oggetto dell'avvertimento del febbraio scorso. Gli altri provvedimenti, disposti dal gip del tribunale di Firenze, Angelo Antonio Pezzuti, sono ancora di custodia cautelare in carcere e riguardano Domenico Rese, Filippo Boffardi, Gennaro De Prisco, Sabato Mariniello e Luigi D'Auria. Disposta la misura dell'interdizione dall'esercizio della professione per il commercialista di Prato Alessandro Maltinti e per il ragioniere di Nocera Inferiore Saverio D'Antonio.

I reati

I reati contestati agli indagati sono quelli di associazione a delinquere con l'aggravante mafiosa per aver agevolato il clan camorristico, presente nella provincia di Salerno. L'associazione era finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, ricettazione, furto, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco ed esplosivi, violazione della normativa in materia di immigrazione, all'indebita percezione di erogazioni pubbliche, nonche' al riciclaggio e al reimpiego di denaro, beni o utilita' di provenienza illecita.

Le indagini

Le investigazioni, avviate nel luglio 2020, hanno permesso da subito di accertare che due fratelli avevano appena avviato una nuova entita' associativa criminale in Firenze, alla quale era da ricondurre una pluralita' di illeciti, commessi in diverse occasioni, delle tipologie sopra richiamate. In particolare, si rilevava come una pizzeria sita nel capoluogo fiorentino, acquisita all'indomani dell'inizio della pandemia Covid, di fatto costituisse la sede dove, quasi quotidianamente, i membri dell'associazione criminale tenevano i loro incontri e dove si recavano per stoccare e ricettare quanto in loro possesso, provento delle attivita' illecite commesse poco prima. 

Ecco come era stata chiesta la licenza

La licenza per il locale, è stato sempre accertato durante le indagini, era stata ottenuta con la presentazione di una falsa dichiarazione sulla sussistenza dei requisiti di onorabilità del richiedente, non posseduti da quest'ultimo in quanto già destinatario di una misura di prevenzione personale a suo tempo adottata dal tribunale di Salerno. Sempre una falsa attestazione sarebbe stata usata affinché la società di gestione della pizzeria ottenesse indebitamente contributi a fondo perduto e finanziamenti con garanzia statale per 32mila euro grazie alle misure di sostegno alle imprese per il Covid.

Le indagini, spiegano polizia e gdf, hanno anche impedito che l'organizzazione riuscisse a ottenere erogazioni per 90mila euro già richieste a due banche. I proventi delle attività criminose sarebbero stati reinvestiti a Firenze e a Nocera Inferiore e usati anche per finanziare i sodali, ancora presenti nel territorio d'origine e coinvolti in una faida con un gruppo rivale, iniziata nel dicembre del 2020 al momento dell'uscita dal carcere del presunto capo clan, fratello del gestore della pizzeria fiorentina.

Ritorsioni tra clan

Le numerose ritorsioni tra i clan - i cui violenti episodi si sono concretizzati la vigilia del Natale 2020 e, nei primi mesi del 2021 - avrebbero poi interessato anche l'area fiorentina, con l'esplosione della bomba carta davanti alla pizzeria.

Favoreggiamento immigrazione clandestina

Il gestore del locale è accusato insieme ad altri indagati anche di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina: per l'accusa avrebbe cercato di fare entrare in Italia almeno 15 cittadini del Bangladesh usando falsi contratti di assunzione e chiedendo a ciascuno di loro 1.500 euro.

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