L’avvocato del ceceno ci riprova "Il processo italiano deve fermarsi"

La difesa di Bissoultanov chiede l’improcedibilità al tribunale di Roma: "Non può esserci doppio giudizio". Il pm replica: "Faremo anche noi in fretta: sentenza entro l’estate". Il babbo Luigi: "Qui indagini migliori"

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di Stefano Brogioni

FIRENZE

La difesa del ceceno Rassoul Bissoultanov ci riprova e chiede lo stop al processo “italiano“ per l’omicidio di Niccolò Ciatti, morto dopo il pestaggio avvenuto sulla pista della discoteca St Trop di Lloret de Mar, la notte tra l’11 e il 12 agosto del 2017.

Bissoultanov, colui che sfera il calcio alla testa del 22enne di Scandicci, è imputato per omicidio volontario. La decisione della corte d’assise di Roma è attesa per il 22 giugno, giorno della prossima udienza.

Era una mossa in qualche modo attesa, alla luce del verdetto emesso la scorsa settimana dal tribunal del jurado di Girona.

Ma sia il pubblico ministero di Roma, Erminio Amelio, sia la parte civile, rappresentata dall’avvocato Agnese Usai, si sono opposti allo scenario evocato da Francesco Gianzi, difensore del ceceno, basato sul principio del ‘ne bis in idem’ in base al quale un giudice non può esprimersi due volte sulla stessa azione.

"Questo processo deve proseguire e deve essere fatto con rapidità, con una sentenza anche entro l’estate lo dobbiamo alla famiglia Ciatti - ha replicato il rappresentate dell’accusa -. La richiesta della difesa va rigettata, se la Corte dovesse accoglierla manderebbe al macero quanto fatto finora. Le autorità spagnole non intendono arretrare di un millimetro e andare avanti con il processo. Vi chiedo di dare celerità a questo processo. Se la Spagna ha fatto il processo in quattro udienze e questo può farlo anche l’Italia che deve dare una risposta alla famiglia Ciatti".

"Il procedimento in Spagna non è definito - ha fatto eco l’avvocato Usai - c’è solo un semplice dispositivo. Non c’è stata ancora la sentenza tanto meno il passaggio in giudicato. Le sentenze su questo punto sono monolitiche: prima che vi sia una definizione i due processi devono proseguire paralleli".

Il mancato accordo sulla giurisdizione tra Italia e Spagna si è palesato anche nel corso delle consultazioni di martedì pomeriggio: neanche con la mediazione di Eurojust, uno dei due Stati ha fatto un passo indietro, ritenendosi ognuno legittimato a detenere il procedimento.

"Noi cerchiamo giustizia, una giustizia vera e seria. Credo che sia molto importante velocizzare questo procedimento. Le indagini fatte in Italia sono state serie e potrebbero portare a una condanna giusta", ha commentato Luigi Ciatti al termine dell’udienza. Con lui, in aula a Roma, la moglie Cinzia e la figlia Sara, oltre agli zii di Niccolò, Rosy e Marco.

"Quella sera - ha aggiunto il babbo - c’erano tre ceceni e in Spagna uno di questi non è stato mai identificato. In Italia le prove le hanno trovate in Spagna non le hanno neanche cercate. Il verdetto in Spagna è stato favorevole per un imputato e per Bissoultanov aspettiamo di conoscere la pena. Non posso pensare che venga liberato dopo 15 anni".

Quindici anni è il minimo della pena prevista in Spagna per l’omicidio volontario. E’ quanto ha chiesto il difensore di Bissoultanov, in risposta ai 24 anni (più nove di libertà vigilata) chiesti dal fiscal spagnolo, Victor Pillado. La famiglia ha chiesto invece il massimo, 25 anni. La sentenza è attesa entro la fine del mese.

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