All’interno dell’ex hotel Astor, Abel e Miguel (zio e padre di Kata), "avevano la gestione delle stanze, in particolare ogni volta che una famiglia andava via, loro acquistavano il diritto ad entrare nella stanza e la rivendevano a chi ne faceva richiesta". No, la testimonianza non è di uno degli ex occupati vessati da quello che l’ordinanza del gip Antonio Pezzuti ha confermato essere il racket delle stanze gestito dai quattro cittadini peruviani (tra cui proprio lo zio della bambina peruviana) finiti agli arresti sabato scorso. A confessare questo scenario, il 13 giugno, è il fratello di Miguel (in quei giorni già in carcere), Marlon Edgar Chicclo Romero – zio paterno di Kata –, che ai pm ha dichiarato anche: "Erano soliti vendere una stanza piccola ad 800 euro una tantum mentre quelle con il bagno a 1200 euro".
Lo stesso fratello ha poi ribadito i momenti salienti del 28 maggio, riportando una chiacchierata avuta con Abel: "Mi ha raccontato che l’ecuadoregno era ubriaco e faceva rumore e allora lui insieme a varie persone sono andate nella sua stanza perché lo volevano ’botarlo’, buttare fuori". Lo stesso fratello, inoltre, il 22 marzo 2023, intorno alle 22.30, avrebbe preso parte a un pestaggio ai danni di un ex occupante. Negli atti si legge che il denunciante sarebbe "stato colpito" da Miguel Angel Chicclo Romero "con pugni al volto", dalla fidanzata di quest’ultimo, Katherine Alvarez (mamma di Kata), "che lo aveva graffiato con le unghie sul braccio sinistro e sulla faccia" e anche dal fratello Marlon che lo aggrediva "con violenti pugni al fianco destro e sulla schiena". Nella circostanza contemporaneamente era stata colpita, da un altro peruviano, anche la fidanzata del denunciate. A quest’episodio, si aggiunge anche uno scontro avvenuto tra la mamma di Kata e la figlia di Carlos (il ras dell’Astor), dopo che quest’ultima avrebbe accusato il fratello Abel di controllare il racket degli affitti.
Pie.Mec