L’allarme di Sgarbi "Salvate il museo Ginori ingabbiato tra un palazzo e un supermercato"

Il sottosegretario allacultura chiede l’intervento del ministro Sangiuliano. Invito alla soprintendenza a vigilare e, nel caso, a contrastare i progetti

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"Il museo Richard Ginori di Sesto Fiorentino rischia di essere ingabbiato tra un supermercato e un condominio". Lo denuncia il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi (nella foto) che della vicenda ha informato il ministro Sangiuliano. Il museo Ginori ha un patrimonio di oltre ottomila pezzi e ciò ne fa uno dei più importanti musei di ceramica del mondo. "Occorre vigilare – avverte Sgarbi – sull’integrità ambientale del museo Richard Ginori. Il museo ed il prato antistante sono vincolati dallo Stato che ne è proprietario, ma i terreni agricoli che si trovano sui due lati hanno avuto una destinazione urbanistica a vantaggio di Unicoop Firenze". "Infatti – spiega – su uno dei due terreni è previsto un supermercato alimentare Coop di 2.500 metri quadri, mentre sull’altro terreno, di circa 10.00o metri quadri, è previsto un condominio di 3.000 metri quadri alto 20 metri e un altro supermercato di 2.000 metri quadri. Oltre a quei due terreni attorno al Museo c’è solo uno dei tanti agglomerati di palazzoni, asfalto e cemento".

"Il museo Ginori della manifattura di Doccia – ricorda ancora – storicamente rappresenta, nel contesto italiano ed europeo, un’esperienza museale del tutto unica, per la sua storia legata allo spirito imprenditoriale e alla consapevolezza culturale del fondatore della manifattura, il marchese fiorentino Carlo Ginori". Il sottosegretario esorta la soprintendente Antonella Ranaldi "a vigilare e, se del caso, contrastare i progetti, in concerto con il presidente del museo Tomaso Montanari".

Il museo – chiuso dal 2014 – venne coinvolto nel crac della Richard Ginori, acquistata dalla multinazionale francese del lusso Kering, che però non acquisì il museo. Nel maggio scorso, l’allora ministro della cultura Dario Franceschini assicurò che il Museo avrebbe riaperto le porte entro circa tre anni. Il punto cruciale tuttavia sono i fondi che devono giungere dal ministero stesso, che restituirà l’edificio alla Fondazione solo al momento dell’allestimento. Lo stanziamento per il primo lotto del pianterreno è già esecutivo (1,9 milioni di euro) e nel giro di due anni la prima parte di lavori dovrebbe concludersi. Si tratta ora di trovare i fondi per il primo piano, che ammontano a più di 3 milioni cui se ne sommano altri 2 per le collezioni.

R. F.

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